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Foibe, incontro tra Mattarella e lo sloveno Pahor: Italia restituisce sito incendiato dai fascisti

A un secolo dall’incendio del Narodni Dom (Casa del Popolo) di Trieste da parte dei fascisti il Capo dello Stato Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor si sono incontrati questa mattina. Dopo aver deposto insieme una corona di fiori alla foiba di Basovizza, l’Italia ha restituito alla comunità slovena la Casa del Popolo distrutta 100 anni fa.
A cura di Davide Falcioni
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Il Capo dello Stato Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor sono stati protagonista di un importante gesto simbolico. deponendo questa mattina una corona di fiori alla foiba di Basovizza, dove si ipotizza che i partigiani jugoslavi abbiano gettato duemila italiani tra militari e civili. L'evento ha un grande valore storico: Pahor è infatti il primo presidente di uno dei Paesi nati dalla disgregazione della ex Jugoslavia a commemorare le vittime italiane delle foibe. Un momento particolarmente emozionante nel corso dell'omaggio alle vittime delle foibe è stato quando i due presidenti si sono dati la mano, dopo essersi avvicinati alla corona di fiori che due corazzieri avevano deposto pochi istanti prima. Mattarella e Pahor hanno poi toccato ciascuno la corona e sono rimasti davanti all'ingresso della foiba in silenzio per un minuto circa.

In seguito i due capi di stato hanno ripetuto il medesimo gesto presso il monumento ai Caduti sloveni, un cippo poco distante dalla foiba che ricorda quattro giovani antifascisti slavi condannati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos, Alojz Valencic vennero fucilati dai fascisti il 6 settembre 1930, condannati a morte per un compiuto un attacco al giornale locale del fascismo. Avevano fra 22 e 34 anni, e per gli sloveni sono i primi eroi della resistenza al fascismo. Anche qui Mattarella e Pahor si sono tenuti per mano, dopo aver deposto una corona di fiori. In seguito il Capo dello Stato italiano ha restituito il Narodni dom alla comunità slovena di Trieste.

Un secolo fa l'incendio al Narodni dom di Trieste: fu l'inizio dello squadrismo

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L'incontro tra Mattarella e Pahor non cade in una data qualsiasi bensì a un secolo dall'incendio del Narodni Dom (Casa del Popolo) di Trieste, diventato negli anni il simbolo dell'inizio delle persecuzioni fasciste nei confronti delle comunità slovene e croate di confine. Secondo lo storico Renzo De Felice si trattò di un autentico battesimo dello squadrismo organizzato dell'allora insorgente partito fascista. Una conferma esplicita risale all'epoca per bocca di uno dei protagonisti della vicenda, Francesco Giunta che nell'aprile del 1921 nel comizio di apertura della campagna per le elezioni politiche disse: "Per me il programma comincia con l'incendio del Balkan."

Il 13 luglio 1920 fu proprio un comizio di Giunta che, leader del partito fascista locale, ad accendere la miccia dei tafferugli che portarono all'incendio della Casa del popolo degli sloveni triestini, un edificio che ospitava anche un teatro, un caffè e un albergo, il Balkan. Dopo l'uccisione di Gulli e Rossi, due marinai italiani morti durante gli scontri con i nazionalisti jugoslavi a Spalato, Giunta tenne un discorso in piazza in cui accese gli animi della folla, scoppiarono tafferugli e la morte di un diciassettenne, Giovanni Nini, annunciata dal palco come "l'uccisione di un ex-combattente italiano ad opera di uno slavo" fece scoppiare la scintilla. I manifestanti si sparsero per la città prendendo di mira i negozi degli sloveni e le sedi di organizzazioni socialiste slovene per poi riunirsi davanti all'Hotel Balkan, presidiato dall'esercito. Ne scaturì una vera e propria battaglia al termine della quale i fascisti, forzato l'ingresso, lanciarono all'interno alcune taniche di benzina e appiccarono il fuoco per poi impedire l'intervento dei vigili del fuoco. Tutti gli ospiti del Balkan riuscirono a mettersi in salvo tranne Hugo Roblek, un farmacista di Bled che per sfuggire alle fiamme si gettò dalla finestra e morì. L'edificio, completamente distrutto dall'incendio che solo il giorno dopo riuscì a essere completamente domato, fu da allora espropriate alle organizzazioni slovene.

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