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Fiat via dall’Italia? Marchionne ci pensa: “Abbiamo una fabbrica di troppo”

L’ad del Lingotto è stato molto chiaro sulla situazione del gruppo torinese e del mercato automobilistico soprattutto per quello che riguarda la Comunità Europea: “Se le cose non cambiano dovremo chiudere una fabbrica”. Ma una soluzione c’è e si chiama “USA”.
A cura di Biagio Chiariello
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Fiat via dall'Italia Per Marchionne Abbiamo una fabbrica di troppo

Un destino a stelle e strisce per la Fiat? Non sono certo solo i numeri (le vendite calano in Italia e in Europa mentre quelle di Chrysler continuano a salire negli Usa) a far intendere come il Lingotto sia intenzionato a lasciare il Belpaese, ma anche le dichiarazioni di Sergio Marchionne. Al di là di quelle sulle sentenze giudiziarie definite «foklore locale», già da tempo l'ad del gruppo torinese – dati alla mano -non fa altro che ribadire l'inopportunità dell'investire in Italia. L'ultima stoccata in tal senso è arrivata ieri a margine della presentazione della nuova 500 l a Torino. Marchionne ha affermato che in Italia c'è uno «stabilimento di troppo», dal momento che «le stime per quest'anno sono di un mercato da 1,4 milioni di vetture, un livello che non si vedeva dal 1979». Non usa mezzi termini il numero uno dello della multinazionale dell'auto:

 Se le attuali capacità di assorbimento in Europa resteranno uguali nei prossimi 24-36 mesi, c'e uno stabilimento di troppo in Italia.

Una soluzione ci sarebbe. Per evitare questo rischio, bisognerebbe «indirizzare la capacità produttiva verso l’America, ma ci vuole anche tranquillità negli stabilimenti italiani». Del resto, come già accennato, la Chrysler ha visto le vendite salire del 20% a giugno negli Usa, mentre i dati sulle immatricolazioni in Italia, hanno accusato un crollo del 24%, anche se per Fiat l'impatto è stato meno pesante, tanto da far salire la quota di mercato della casa torinese.

Occorre adeguarsi al più redditizio mercato a stelle e strisce e quindi

alla possibilità di esportare e per fare ciò bisogna avere lo stesso livello di competitività del sistema che e' disponibile agli americani o ad latri. Non possiamo più discutere. Ci sono due problemi. Il primo è che il mercato europeo non c'è e in più bisogna trovare un metodo per usare gli stabilimenti. L'unica alternativa che abbiamo è quello di utilizzarlo per il mercato americano. Se non riusciamo ad adeguare la produttività degli stabilimenti italiani a quel livello là non posso produrre per loro».

E Marchionne rincara la dose quando afferma che il mercato delle auto in Italia «è estremamente difficile» e conclude: «Il problema non sono soltanto i volumi ma i prezzi». L'esempio arrivo da una delle vetture del marchio Fiat più vendute, la Punto: «con i prezzi che ci sono in giro adesso in Europa posso garantire che sarebbe un grandissimo fallimento fare una nuova Punto adesso. C'è una guerra al ribasso. Va molto bene per i clienti ma non va bene per i produttori. Bisogna essere estremamente cauti».

Poi una battuta sulla questione Pomigliano, dove non c'è stata «nessuna discriminazione» e fa sapere che in giornata c'è stato il deposito del ricorso contro la sentenza del Tribunale di Roma che costringe il Lingotto ad assumere 145 lavoratori iscritti alla Fiom.

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