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Fase 2, Rezza: ”Sono preoccupato, ora dobbiamo fare un gran lavoro come hanno fatto in Germania”

Intercettare i focolai, identificare prontamente i casi, fare test, rintracciare i contatti e possibilmente testarli. Questo è il lavoro che andrebbe fatto in questa Fase 2 per evitare una seconda ondata di contagi da coronavirus, secondo l’infettivologo che cita l’esempio virtuoso della Germania.
A cura di Biagio Chiariello
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"L'aumento dei posti nelle terapie intensive era un atto dovuto, era importante farlo perché il Ssn si era dapauperato, ma il fatto di avere più posti non vuole dire che dobbiamo riempirli. Dobbiamo essere bravi sul territorio, serve un grande lavoro per intercettare i focolai e rintracciare i contatti". Lo afferma ad Agorà Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità. Secondo l'infettivologo, si deve fare come in Germania, paese che “ha moltissimi posti in terapia intensiva ma cerca di non farci arrivare le persone in terapia intensiva”. Per Rezza bisogna dunque fare “un grande lavoro sul territorio” e cioè “intercettare i focolai, identificare prontamente i casi, fare test, rintracciare i contatti e possibilmente testarli. Bisogna essere molto tempestivi negli interventi. Convivere col coronavirus vuol dire continuare a combattere".

Con l’inizio della Fase 2, Rezza si dice "preoccupato": "C'è il bisogno di riaprire il Paese però questo virus sta circolando ancora. Ci sono casi nelle residenze assistite, se il virus entra là dentro, non è scomparso" ammette. "Io vorrei che scomparisse, ma non credo che questo sogno possa avverarsi molto presto, me lo auguro ma non credo. Quindi bisogna quintuplicare gli sforzi per cercare di arginarne la diffusione: i cittadini devono avere comportamenti responsabili e c'è la parte che deve fare la sanità pubblica, dobbiamo essere pronti ad intercettare subito eventuali ritorni in campo del virus soprattutto a livello territoriale", dice.

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