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Esplosione Beirut, l’esperta: “Israele può cambiare la storia se apre i varchi e aiuta i libanesi”

Annalisa Perteghella (ISPI), esperta di Medio Oriente, intervistata durante la diretta YouTube di Fanpage.it, ha spiegato i legami del Libano con Israele, l’attuale ‘Guerra Fredda’ e i possibili scenari che potrebbero aprirsi in seguito all’esplosione che ha distrutto il porto di Beirut: “Ora Israele ha la possibilità di cambiare la storia”
A cura di Zeina Ayache
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La distruzione del porto di Beirut in seguito all’esplosione avvenuta nel tardo pomeriggio del 4 agosto sta rendendo la crisi economica e sanitaria del Paese ancor più grave di quanto già non fosse precedentemente. Per comprendere meglio le conseguenze geopolitiche di questo disastro, Fanpage.it, in occasione della diretta in onda dal lunedì al venerdì su YouTube, ha contattato Annalisa Perteghella (ISPI), Esperta di Medio Oriente. Perteghella spiega che “il Libano rappresenta il centro nevralgico degli equilibri mediorientali” pur avendo attraversato anni di guerre civili con effetti a livello internazionale. La sua posizione strategica lo pone infatti al centro geografico tra Paesi anch’essi spesso coinvolti da conflitti.

Tra questi c’è anche Israele che immediatamente dopo l’esplosione che ha distrutto il porto di Beirut ha dichiarato di non essere in alcun modo coinvolto con questo episodio. Ma perché Israele ha sentito la necessità di mettere le mani avanti?

Perteghella spiega che Libano ed Israele attualmente stanno vivendo un periodo di ‘Guerra Fredda’, “hanno combattuto vere e proprie guerre aperte in passato, non hanno rapporti diplomatici, il confine che li divide è chiuso e sigillato, non si può andare da un Paese all’altro”. La situazione è diventata “sempre più calda negli ultimi anni, come dimostrano eventi recenti con scambi di artiglieria che hanno fatto temere lo scoppio di un altro conflitto”, l’esplosione nel porto avrebbe dunque portato il pensiero su Israele come responsabile, per questo motivo il Paese ha voluto sottolineare la sua estraneità ai fatti.

La distruzione del porto di Beirut pone un altro quesito importante: come potranno gli aiuti degli altri Paesi, così come i prodotti di importazione, raggiungere il Paese?

“Già in tempi normali il Libano era fortemente dipendente dalle importazioni perché internamente non produce quasi nulla, l’economia è basata sui servizi finanziari e sul turismo, e adesso ancora di più si pone questo problema. Beirut è l’unico porto attrezzato per ricevere aiuti. Il problema del Libano è che i suoi confini con Israele – da cui potrebbero passare gli aiuti – sono sigillati, per cui potremmo trovarci di fronte ad un momento storico se Israele decidesse di aprire i varchi lungo il confine per far passare gli aiuti umanitari”. Insomma potrebbe essere una ricaduta ‘positiva’ da questa vicenda drammatica.

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