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Escono con l’autocertificazione falsa, assolti dal giudice: “Il Dpcm di Conte incostituzionale”

Un uomo e una donna di Reggio Emilia sono stati assolti dall’accusa di falso ideologico dal giudice Dario De Luca: i due durante il primo lockdown erano usciti di casa mostrando un’autocertificazione falsa e per questo erano stati denunciati dai carabinieri. Secondo il giudice, tuttavia, avevano tutto il diritto di uscire di casa perché il primo Dpcm di Conte era incostituzionale.
A cura di Davide Falcioni
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Il giudice del Tribunale di Reggio Emilia Dario De Luca ha annullato le sanzioni comminate a due persone che erano uscite di casa con false autocertificazioni e in piena zona rossa durante il primo lockdown imposto dal governo Conte con il Dpcm dell’8 marzo 2020. A darne notizia i siti Cassazione.net e Le Legge per Tutti, entrambi specializzati in questioni legali.

I due protagonisti della vicenda erano usciti di casa durante il primo lockdown senza valido motivo e dichiarando nell'autocertificazione una ragione che, dopo attenta verifica, si è rivelata del tutto inventata. I due erano stati fermati dai Carabinieri per un controllo e avevano esibito il modulo in cui avevano scritto che la donna doveva sottoporsi a delle analisi urgenti mentre l’uomo, un suo amico e non congiunto, la stava accompagnando. In realtà i carabinieri di Reggio Emilia avevano controllato la veridicità della dichiarazione scoprendo che i due non avevano mai messo piede in ospedale. Per questo la coppia è stata denunciata ed è finita sotto processo per il reato di falso ideologico in atto pubblico, che prevede una pena fino a due anni di reclusione.

L'uomo e la donna, tuttavia, un paio di mesi fa sono stati assolti con la formula "perché il fatto non costituisce reato". Secondo il giudice De Luca, infatti, il reato non è configurabile dal momento che si sarebbe trattato di un "falso inutile". Come se non bastasse secondo il Tribunale il Dpcm – il primo emanato dal Presidente del Consiglio Conte – sarebbe stato persino illegittimo. Tra le motivazioni della sentenza infatti si spiega che – in base alla Costituzione – le limitazioni alla libertà personale possono essere imposte solo in base ad un atto dell’autorità giudiziaria e non invece da un atto amministrativo, quale è il Decreto emanato dal presidente del Consiglio. Le restrizioni inoltre avrebbero dovuto essere disposte "nei casi e modi previsti dalla legge" e quindi non con limitazioni generalizzate e assolute della libertà personale come invece si è verificato – spiega De Luca – con "l’obbligo della permanenza domiciliare disposto nei confronti di una pluralità indeterminata di cittadini".

Secondo il giudice del Tribunale di Reggio Emilia – quindi – il Dpcm dello scorso 8 marzo sarebbe stato incostituzionale avendo violato l'articolo 13 della Carta, che vieta le limitazioni alla libertà personale, e l’articolo 16, che sancisce una libertà di circolazione che l’autorità amministrativa non può limitare neppure quando si esprime al suo livello massimo di governo, cioè attraverso il presidente del Consiglio dei ministri. E nessun cittadino può essere "costretto a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese e dunque illegittima".

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