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Emanuele Filiberto di Savoia racconta le ultime ore di Vittorio Emanuele: “Insieme a papà fino alla fine”

In un’intervista Emanuele Filiberto di Savoia ha raccontato le ultime ore di vita trascorse con il padre, Vittorio Emanuele. La morte è avvenuta sabato 3 febbraio, poco prima dei suoi 87 anni. “Una brutta infezione alla gamba ha richiesto l’ospedalizzazione, gli antibiotici hanno indebolito il suo fisico”, ha spiegato. La nuova guida del casato ha parlato del dolore della madre Marina Doria e ha ricordato il nonno Umberto II, ultimo Re d’Italia.
A cura di Eleonora Panseri
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Emanuele Filiberto di Savoia insieme alla madre Marina Doria (a sinistra) e al padre Vittorio Emanuele di Savoia (a destra).
Emanuele Filiberto di Savoia insieme alla madre Marina Doria (a sinistra) e al padre Vittorio Emanuele di Savoia (a destra).

"È un’ora dura, sì, si piangono i morti ma bisogna prendersi cura dei vivi, di mia madre (Marina Doria, ndr) che è inconsolabile perché ha perso l’amore, l’uomo della vita. Si erano innamorati da ragazzi a Ginevra ma si erano conosciuti sin da bambini a 12 anni. E hanno vissuto l’uno per l’altro, un’intera vita: mamma tra pochi giorni spegne 89 candeline ed è distrutta, adesso dovrò pensare a lei prima di tutto".

Così Emanuele Filiberto, figlio 51enne di Vittorio Emanuele di Savoia, commenta la morte del padre, avvenuta a 86 anni la mattina di sabato 3 febbraio in ospedale, dove si trovava da alcune settimane. Le sue condizioni di salute erano improvvisamente peggiorate nell'ultimo periodo. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Emanuele Filiberto ha raccontato le ore antecedenti e quelle successive alla scomparsa del figlio dell'ultimo re d'Italia. "Eravamo tutti in montagna nella nostra casa di Gstaad e poi una brutta infezione alla gamba di papà ha richiesto l’ospedalizzazione dove gli antibiotici hanno avuto effetto sull’infezione ma hanno indebolito il suo fisico, il suo cuore e gli organi vitali di un uomo di 86 anni. Giovedì sembrava già arrivata la fine, poi un’inattesa ripresa", ha ricordato Emanuele Filiberto.

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"Abbiamo avuto la benedizione di due giorni ancora con lui che, anzi, in quei giorni regalati dal cielo sembrava essersi ripreso. Generoso, simpatico con gli amici in visita, come sempre era lui. Ed eravamo con lui quando sabato mattina se n’è andato. C’è stata sempre mamma e c’ero io, molti amici cari in visita nelle lunge tre settimane all’Hopital Cantonal di Ginevra, lo stesso dove era stato ricoverato fino alla fine mio nonno re Umberto II", aggiunge ancora il 51enne.

Nell'intervista Emanuele Filiberto ha ricordato anche la fine del nonno, il re di maggio, avvenuta il 18 marzo 1983 per un cancro alle ossa curato prima a Londra e poi a Ginevra. "All’epoca avevo credo 11 anni, ero stato con papà a trovarlo in ospedale due o tre volte quando l’avevano ricoverato a Ginevra, ma poi quando arrivò la fine no. Papà disse che i bambini, i giovani hanno la vita davanti e non devono vedere in faccia la morte. Così anche le mie figlie Vittoria e Luisa, legatissime al nonno, ho preferito restassero a Parigi e Londra, per ora. E poi avevamo appena festeggiato, tutti assieme riuniti a Gstaad, il compleanno di Vittoria a fine dicembre".

Vittorio Emanuele di Savoia
Vittorio Emanuele di Savoia

Proprio per la nipote Vittoria, ha raccontato ancora Emanuele Filiberto, "il nonno cambiò la legge di successione abolendo il divieto della guida femminile per Casa Savoia (la cosiddetta ‘legge salica', ndr) nel 2020″. Lei "era rimasta davvero toccata, aveva capito il gesto e da allora ogni occasione di incontro con mio padre Vittorio Emanuele era lo spunto per chiedere, domandare sulla storia millenaria del casato. E papà, che era un grande appassionato di storia, iniziava a raccontare. La storia del Casato era la sua passione e sapeva tutto".

Dopo la morte del padre, ora la guida e la gestione degli affari del casato grava sulle sue spalle: "È una grossa, enorme responsabilità ma mio padre specie in queste ultime settimane mi ha dato la forza, spero. E in quegli ultimi giorni in cui sembrava essersi ripreso abbiamo sempre parlato. Dei viaggi, di quand’ero piccolo con mamma e papà, di tutta la vita assieme. – ha raccontato ancora Emanuele Filiberto – Mi sento il nuovo capofamiglia, prima di tutto, e alla guida di un Casato che quando nonno Umberto II morì era ridotto a 30 cavalieri dei nostri ordini dinastici. Poi papà è riuscito a portare i cavalieri a oltre tremila, e a ridare vigore all’attività degli Ordini dinastici. Questa è la prima responsabilità ed eredità che mi lascia: di guidare i nostri Ordini che hanno decine di delegazioni in Italia, 17 delegazioni estere e sono attivi con progetti umanitari in tutto il mondo. Ma adesso c’è il funerale da preparare".

Umberto è stato sepolto nella Reale Abbazia di Altacomba, in Francia, mentre Vittorio Emanuele ha chiesto di essere inumato nella Cripta Reale di Superga. "Papà ha sempre voluto che fosse così, la sua fine, lo ripeteva ed esaudirò questo suo ultimo desiderio. Anche se non è facile, alla messa attendiamo tanta gente, si potrà accedere solo su invito. Motivo per il quale il rito non sarà a Superga, dove poila famiglia stretta porterà la salma per il commiato finale (i funerali si terranno sabato 10 febbraio, ndr), ma in Duomo a Torino. La camera ardente alla Venaria Reale, da venerdì nella cappella di Sant’Uberto per dar modo a quanti vogliono salutare papà Vittorio Emanuele di farlo".

Conclude il figlio di Vittorio Emanuele: "Sto ricevendo messaggi da tutto il mondo, dai reali di Spagna a quelli del Belgio, di Monaco, anche dall’Iran, dalla famiglia dello Scia di Persia, come da gente comune perché papà era sempre lo stesso, generoso, alla mano con i nobili vicini ai Savoia come con la gente comune".

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