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E’ morto il pentito Rosario Spatola, testimone chiave nel processo Rostagno

Collaboratore di giustizia, sin dai tempi di Paolo Borsellino, avrebbe dovuto deporre oggi nell’ambito del processo per l’omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno. Le cause e la data della morte di Rosario Stabola non sono state rivelate.
A cura di Biagio Chiariello
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collaboratore di giustizia sin dai tempi di borsellino avrebbe dovuto testimoniare oggi

Il pentito Rosario Spatola è morto. La notizia è stata data dal pm della Dda di Palermo, Francesco Del Bene, poco prima della riapertura del processo per l'omicidio di Mauro Rostagno, durante il quale l'ex collaboratore di giustizia avrebbe dovuto deporre come testimone in video conferenza per spiegare la dinamica e le responsabilità del delitto avvenuto il 26 settembre del 1988 nella località di Valderice. Non sarà così perché il pentito di Cosa Nostra se ne è andato. Non sappiamo quando e come, dal momento che il magistrato non lo ha rivelato.

Spatola collaborò anche con il giudice Paolo Borsellino

Originario di Campobello di Mazara, Spatola, fu uno dei primi mafiosi "pentiti".  Ex trafficante di droga, con alle spalle diverse condanne anche per traffico d'armi, iniziò la sua collaborazione con la Procura di Marsala nel 1989, quando il Tribunale di Palermo lo condannò per associazione mafiosa. Fu lui a rivelare a Paolo Borsellino, alcuni segreti delle cosche mafiose dell’area di Trapani. Quel rapporto si incrinò con la Strage di Via d'Amelio:
«Sono rimasto orfano. Non tornerò più in Sicilia. Con l'assassinio Borsellino muore un giudice galantuomo, il viso onesto della Sicilia autentica» disse Spatola dopo aver saputo dei tragici fatti del 19 luglio 1992.

Il processo per l’omicidio Rostagno vede imputate due persone, Vincenzo Virga, con l'accusa di mandante, e Vito Mazzara, in quanto componente del gruppo di esecutori dell'omicidio. A proposito della figura di Rostagno, Vincenzo Calcara, altro collaboratore di giustizia, ha detto: «Mauro Rostagno era pericoloso per Cosa Nostra sia per quello su cui indagava, sia per ciò che comunicava». Rostagno «non danneggiò solo Cosa Nostra ma anche uomini delle istituzioni deviate e massoni».

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