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Due giorni in barella dopo un ictus, poi la morte. Il figlio: “Mia madre meritava rispetto e cura”

Antonella Mettini, 77 anni, è morta dopo un ricovero ospedaliero ad Avezzano. Era stata colpita da un lieve ictus, ma secondo il figlio una sepsi non curata le sarebbe stata fatale. L’uomo denuncia il caso: aperta un’inchiesta per omicidio colposo.
A cura di Davide Falcioni
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È rimasta 48 ore su una barella del pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano dopo un’ischemia cerebrale. Poi, una sepsi non curata, il peggioramento improvviso e infine il decesso. È una vicenda drammatica quella di Antonella Mettini, 77 anni, su cui ora la Procura della Repubblica di Avezzano ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo in ambito sanitario. A denunciare i fatti è stato il figlio della donna, il giornalista de Il Tempo Francesco Capozza, che chiarisce: "Non chiedo vendetta, ma la verità. Mia madre meritava rispetto, ascolto e cura. Voglio che nessun altro debba vivere una vicenda simile".

La storia comincia il 25 giugno, a Tagliacozzo, dove la donna si trovava nella casa di villeggiatura della famiglia. Colpita da un ictus, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale di Avezzano. Da lì l’inizio di un calvario durato dieci giorni, con un epilogo tragico il 9 luglio. Secondo quanto raccontato dal figlio, la signora Mettini sarebbe morta a causa di una sepsi derivante da un'infezione non diagnosticata né trattata, anche se maggiori chiarimenti emergeranno solo da un'inchiesta giudiziaria. "Mia madre in ospedale con un leggero ictus è morta per una sepsi non curata", ha dichiarato Capozza. Il suo legale, Michele Sarno, ha depositato formale denuncia. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che un tempestivo ricovero in terapia intensiva o cardiologia avrebbe potuto salvare la vita della donna.

Capozza ha spiegato di aver ricevuto rassicurazioni dai sanitari, anche quando le condizioni della madre sembravano critiche. "L'avevo visitata subito dopo l'ictus e mi sembrava che stesse già migliorando, muoveva il braccio", racconta. Eppure, secondo quanto emerge dalla denuncia, i medici avevano addirittura ipotizzato una dimissione, nonostante la persistente inappetenza della paziente, alla quale non sarebbe stato dato sufficiente peso clinico.

Le informazioni più gravi sarebbero emerse solo in un secondo momento, e soltanto grazie all’intervento del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, al quale Capozza si era rivolto. Solo allora, dice, ha saputo dell’infezione in corso e di una megalocardia, un ingrossamento del cuore mai trattato. "Nessun farmaco per il cuore, né antibiotico, nonostante fossero state diagnosticate una megalocardia e un’infezione alla colecisti", ha aggiunto Capozza, sottolineando che invece erano stati somministrati alla madre antidepressivi, un diuretico e un farmaco per l’ipertensione, nonostante fosse ipotesa.

Nel fascicolo d’indagine si ipotizza che un ricovero tempestivo avrebbe potuto scongiurare l'esito fatale. Ora la famiglia chiede giustizia, ma anche che l’episodio non venga archiviato come una tragica fatalità. "Nessuno mi ridarà mia madre, ma se posso evitare che in futuro possano accadere altri casi del genere sono certo che ne sarebbe felice e orgogliosa", conclude il figlio.

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