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Don Francesco Spagnesi, il prete arrestato per droga

Don Francesco Spagnesi, il prete ai fedeli: “Servono soldi per i poveri, non posso prenderli alla chiesa”

Don Francesco Spagnesi è accusato di tentate lesioni gravissime, appropriazione indebita e spaccio internazionale di sostanze stupefacenti. Il prete infatti organizzava secondo la Procura di Prato festini a base di cocaina e Gbl insieme al suo compagno Alessio Regina. La trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?” ha diffuso uno dei messaggi che era solito mandare ai fedeli per chiedere il denaro che poi avrebbe usato per pagare gli stupefacenti.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'accusa è quella di spaccio internazionale di stupefacenti, appropriazione indebita e tentate lesioni gravissime. Don Francesco Spagnesi è chiamato a rispondere di diversi reati nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria portata avanti dalla Procura della Repubblica di Prato. Il prete comprava online ingenti quantità di cocaina e  Gbl, la cosiddetta droga dello stupro, per organizzare festini ai quali invitava sempre più di 30 persone. Ad aiutarlo, il compagno Alessio Regina, anch'egli finito agli arresti domiciliari. Spagnesi, però, pagava gli stupefacenti utilizzando i soldi del conto corrente della chiesa dell'Annunciazione nella Castellina. Più di 200mila euro raccolti in un anno dalla parrocchia bruciati in pochi mesi: questo è quanto sosteneva il tesoriere che più volte su Whatsapp aveva segnalato al prete gli strani movimenti sul conto corrente.

"Abbiamo ormai solo 120mila euro – scriveva nei suoi messaggi -. Nel 2020 abbiamo incassato oltre 200mila euro. Con il ritmo di prelievi di 40mila euro alla volta, il conto sarà azzerato prima della fine dell'anno". Per questo motivo, il vescovo di Prato Giovanni Nerbini aveva deciso di revocare a Spagnesi il potere di firma per l'operatività bancaria. Così il prete aveva iniziato a chiedere denaro ai fedeli. Proprio di questo ha parlato ieri Federica Sciarelli durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" che ha intervistato alcuni parrocchiani pratesi. "Non mandavo i miei figli al catechismo da tempo – dice uno di loro ai microfoni della trasmissione di Rai3 -. Era evidente che qualcosa ormai da tempo non andava e avevo paura". Le richieste di denaro del parroco erano ormai diventate continue e insistenti, secondo quanto dichiarato dai fedeli. Per ricevere le somme necessarie, raccontava ai parrocchiani storie di persone bisognose di aiuto. "C'è una coppia che mi ha chiesto aiuto – scriveva su Whatsapp -. Sono persone in difficoltà economiche aggravate anche dal Covid-19. Gente che fino a poco tempo fa era normale e che ora ha problemi. Io mi sono attivato per pagare le bollette e raccogliere un po' di fondi, ma servirebbe contante per aiutare tutti e due per le spese più incombenti. Tu per caso potresti aiutarmi?". Alla fine di uno dei lunghi messaggi di testo con i quali chiedeva raccolte fondi, don Francesco Spagnesi precisava: "Sei libera di dirmi di no, così come io sono stato libero di scriverti. Questo è un periodo particolare per tutti e non posso caricare tutto sulla parrocchia, altrimenti diventa un casino".

La confessione e la promessa di restituire 300mila Euro

Don Francesco Spagnesi dovrà restituire circa 300mila euro sottratti indebitamente per l'acquisto di droga. I fondi si divideranno tra i fedeli che hanno partecipato alle collette e il conto della parrocchia pratese. Con i suoi avvocati il prete ha stilato una lista di persone che hanno investito il proprio denaro in cause umanitarie inesistenti. Si tratta di persone che erano solite donare anche somme ingenti per i bisognosi. "La droga mi ha cambiato, ho fatto cose di cui mi vergogno – ha confessato in lacrime il parroco davanti ai suoi avvocati -. Rimedierò a tutto, pagherò fino all'ultimo centesimo e venderò tutto quello che è di mia proprietà".

Con l'interdizione all'utilizzo del conto bancario, il vescovo di Prato suggeriva al prete in alcune intercettazioni agli atti della Procura, di prendersi un anno di pausa per non rendere noti ai fedeli i suoi problemi di dipendenza dei quali invece la curia, secondo le accuse, era ormai a conoscenza.

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