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Don Francesco Spagnesi, il prete arrestato per droga

Don Francesco Spagnesi arrestato per droga, il prete confessa: “La cocaina mi ha cambiato”

Don Francesco Spagnesi è accusato di appropriazione indebita, traffico di droga internazionale e tentate lesioni. Il parroco di Prato e il suo compagno Alessio Regina, anche lui coinvolto nell’acquisto di stupefacenti, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. “La droga mi ha cambiato – ha confessato il sacerdote davanti ai suoi avvocati -. Restituirò tutti i soldi spesi. Ho fatto cose di cui mi vergogno”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Non mi riconosco più. Il vortice della cocaina mi ha inghiottito. La droga mi ha fatto tradire i miei parrocchiani". Don Francesco Spagnesi è disperato mentre dice ai suoi avvocati di sentirsi perso. Oltre alle accuse di appropriazione indebita e traffico di droga, il sacerdote dovrà rispondere anche di tentate lesioni poiché non ha mai rivelato ai partecipanti dei suoi festini di essere sieropositivo. Il religioso avrebbe avuto negli anni rapporti sessuali con decine di partner. "Ho compiuto azioni delle quali mi vergogno – ha dichiarato in lacrime il parroco – e vorrei chiedere perdono a tutti. Restituirò i soldi che ho sottratto alla curia per acquistare la droga. Venderò tutto quello che è di mia proprietà".

La confessione di don Francesco Spagnesi: dovrà restituire 300mila euro

Insieme ai suoi legali ha stilato un elenco di parrocchiani che hanno donato denaro alla chiesa. In tanti donavano cifre importanti per i poveri, i diseredati e le persone sole. Sono tanti insomma i soldi che il sacerdote dovrebbe restituire. Gli avvocati però hanno deciso di andare per gradi: prima bisognerà occuparsi delle accuse a carico suo e del fidanzato, il 40enne Alessio Regina, per spaccio, importazione internazionale di droga e appropriazione indebita. Poi si penserà a come restituire i 300mila euro spesi negli anni a causa della sua tossicodipendenza.

L'accusa di tentate lesioni e la sieropositività nascosta

Altro importante nodo da sciogliere è quello dei festini: sono tante le persone con le quali il sacerdote ha avuto rapporti sessuali non protetti negli ultimi anni. Nessuno di loro sapeva della sieropositività del sacerdote. "Non ho detto niente perché ero in cura, prendevo farmaci antiretrovirali e quindi non ero contagioso. Per alcuni mesi però ho interrotto la terapia" racconta ancora il parroco. "In questo caso il mio cliente non era comunque contagioso perché la medicina spiega che l'effetto immunizzante cessa solo dopo un lungo periodo di tempo" ha precisato l'avvocato Febbo che dovrà difenderlo nell'ambito della vicenda giudiziaria.

La droga acquistata con il compagno Alessio Regina

Secondo la Procura, don Francesco Spagnesi importava gli stupefacenti dall'Olanda pagandoli con i soldi della chiesa e delle offerte dei fedeli. Il religioso avrebbe speso in circa tre anni quasi 300mila euro per l'acquisto di cocaina all'estero. Ad aiutarlo, secondo l'accusa, il compagno Alessio Regina, finito ai domiciliari con la medesima accusa di spaccio internazionale di stupefacenti. I due avevano acquistato anche quantità consistenti di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro. Agli atti dell'inchiesta anche alcune intercettazioni tra don Spagnesi e il vescovo di Prato che, venuto a conoscenza dei fatti, consigliava al religioso di prendersi un anno di pausa per non rendere nota la sua dipendenza.

Il membro del Consiglio degli "affari economici" della parrocchia aveva avvertito più volte di aver notato ingenti spese ingiustificate registrate sul conto corrente. Tra questi movimenti, anche prelievi da 40mila euro in soli due mesi o pagamenti di 75mila euro. "Sul conto corrente sono rimasti circa 120mila euro – scriveva il tesoriere a Spagnesi su Whatsapp -. Nel 2020 la parrocchia ha incassato oltre 200mila euro e con questo ritmo di prelievi il conto sarà azzerato prima della fine dell'anno". Il vescovo di Prato Giovanni Nerbini aveva deciso ad aprile di revocare al religioso il potere di firma per l'operatività bancaria.

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