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Don Francesco Spagnesi, il prete arrestato per droga

Don Francesco Spagnesi arrestato per droga inizia il percorso di recupero per tossicodipendenti

Don Francesco Spagnesi ha iniziato nella giornata di ieri 23 settembre il suo percorso per uscire dal tunnel delle droghe. Il prete è accusato di appropriazione indebita, spaccio e traffico internazionale di stupefacenti. Spagnesi inoltre non aveva mai rivelato alle persone invitate ai suoi festini a luci rosse di essere sieropositivo dal 2011: per questo motivo dovrà rispondere anche di tentate lesioni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Don Francesco Spagnesi è attualmente agli arresti domiciliari con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti, spaccio, appropriazione indebita e tentate lesioni gravissime. La sua è una vicenda che sembra complicarsi di ora in ora: nei giorni scorsi il prete ha continuato a collezionare capi d'accusa con il prosieguo delle indagini. Agli inquirenti ha detto di esser stato influenzato dalla droga che "lo aveva profondamente cambiato". "Restituirò tutto quello che devo – aveva affermato in lacrime davanti ai suoi legali -. Ho fatto cose di cui mi vergogno". Spagnesi deve infatti restituire circa 300mila euro sottratti alla parrocchia e ai fedeli per poter comprare la droga. 

Nella giornata di ieri, Spagnesi ha iniziato il percorso di recupero dalla tossicodipendenza, determinato ad arrivare fino in fondo. Ad accompagnarlo vi sono gli operatori del Serd e un'assistente sociale. Il sacerdote ha infatti manifestato la volontà di uscire dal tunnel della droga, lasciandosi alle spalle anche i festini a luci rosse organizzati in un appartamento di Figline. Don Spagnesi deve fare i conti però con quanto accadeva durante le feste organizzate con il compagno Alessio Regina: il prete non aveva mai detto a nessuno di essere sieropositivo dal 2011. Negli anni ha intrattenuto diversi rapporti sessuali durante le feste organizzate nell'appartamento senza mai rivelare la propria condizione. La Procura ha notificato a don Spagnesi la richiesta di consenso al prelievo ematico per attestare il livello di contagiosità del sacerdote.

Nel frattempo, la diocesi dell'Annunziata ha prodotto nuovi documenti sul resoconto e sul patrimonio della parrocchia. Documenti che la chiesa integrerà a quanto sequestrato dagli investigatori e consegnato in Procura. Il vescovo Giovanni Nerbini, che già aveva interdetto a Spagnesi l'uso del conto corrente della parrocchia nel mese di aprile, ha ribadito la massima collaborazione con chi sta conducendo le indagini. Lo stesso vescovo dovrà anche occuparsi di trovare un sostituto per la guida della parrocchia dopo un periodo transitorio per ora affidato a don Vincent Souly, parroco di San Paolo a Carterano.

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I messaggi ai fedeli: "Servono contanti per i poveri"

Secondo la ricostruzione degli investigatori, il sacerdote avrebbe acquistato la cocaina usando prima i soldi del conto corrente della parrocchia e poi quelli donati dai fedeli per i poveri. A provare questa versione anche i messaggi che Spagnesi inviava dal suo numero di cellulare ai parrocchiani. "Servono contanti per le spese più urgenti– scriveva a una donna che ha fornito la prova alla trasmissione tv "Chi l'ha visto?" -. Si tratta di persone in difficoltà dopo la pandemia. So che questo è un momento delicato per tutti, non posso caricare me o te. Sei libera di rispondere di no così come io sono stato libero di scriverti. Non posso far pesare tutto sulle spalle della parrocchia, altrimenti è il caos". Sono tante le persone che avrebbero donato anche ingenti somme per beneficenza. A loro don Spagnesi dovrà restituire quanto tolto dopo l'interdizione del vescovo ad usare i conti della parrocchia.

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