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Delitto di Garlasco, l'omicidio di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, la Cassazione rigetta l’istanza di Stasi: no alla revisione del processo

La Cassazione ha respinto l’istanza presentata da Alberto Stasi dopo la sentenza della Corte di Brescia del 2 ottobre 2020: è confermato il no alla revisione del processo. Stasi era stato condannato a 16 anni per l’omicidio dell’allora fidanzata Chiara Poggi, avvenuto nell’agosto del 2007 nella sua villetta di famiglia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La Prima Sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Alberto Stasi per il delitto di Garlasco. Stati era stato condannato per l'omicidio di Chiara Poggi, sua ex fidanzata, avvenuto il 13 agosto del 2007. Un delitto la cui risoluzione era stata complicata. Per gli inquirenti il colpevole era proprio l'ex compagno, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dopo il parere espresso dalla Corte di Brescia il 2 ottobre 2020: è inammissibile l'istanza di revisione della condanna per il delitto. Non vi sarà quindi una revisione del processo.

Fu proprio Stati quel giorno a dare l'allarme al 118. "C'è un cadavere in via Pascoli, venite" ha detto l'allora studente agli agenti. Pochi minuti dopo è stato riconosciuto il corpo di Chiara Poggi, trovato nella villetta di famiglia nella quale era rimasta sola durante una breve vacanza della famiglia. Stasi aveva detto agli inquirenti di aver trovato il suo corpo nel sangue: l'autopsia aveva poi stabilito più tardi che la donna era morta a causa dei colpi di un martello, sferrati mentre lei era di spalle. Secondo i medici legali, lei non ha mai avuto la possibilità di difendersi.

In Cassazione

Stasi era stato assolto in primo grado dall'accusa di omicidio, ma era stato poi successivamente ritenuto colpevole in appello. Si tratta per lui della seconda richiesta di revisione. Tre anni fa la difesa di Stasi aveva indicato come colpevole un amico del fratello della Poggi. Il DNA di quest'ultimo, sarebbe stato trovato sotto le unghie di Chiara. L'istanza però era stata respinta, perché Chiara secondo l'accusa non ha mai potuto difendersi e le tracce biologiche sotto le unghie non erano da ritenersi contestuali all'omicidio avvenuto.

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