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Dalla parte di Mimmo Lucano: se la solidarietà è un reato, resistere diventa un dovere

L’accusa di favoreggiamento di immigrazione clandestina è un reato che fa schifo solo a scriverlo. È figlia di una narrazione tossica che viene da lontano, che è passata attraverso i taxi del mare e gli inesistenti guadagni delle ONG utilizzando la cronaca nera come volano dell’odio, fiutando come rabdomanti nello sterco i reati di qualche negro da dare in pasto alla folla, senza nemmeno avere il coraggio di essere razzisti fino in fondo: Riace (come tutti gli esempi di solidarietà) a questi dà infinitamente fastidio perché rende pungente lo schifo che vomitano per un pugno di voti.
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A cura di Giulio Cavalli
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Attenzione, quello che sta cavalcando certa politica non è un processo (con condanna già incorporata) a Mimmo Lucano. Mimmo è solo la vittima sacrificale di un ben più ampio processo alla solidarietà che deve essere dipinta a tinte fosche per riuscire (loro) a sopportare la vergogna. Solo se si insiste nel macchiare la solidarietà con il puzzo dei compromessi e  e dei soldi (che in questo caso, badate bene, non ci sono, non ci sono presunte ruberie, ci sono presunte irregolarità amministrative) si può sperare di venire assolti nel proprio giochetto di legalizzare il razzismo come regola elettorale.

L'uso delle accuse a Mimmo Lucano in queste ore serve per attaccare un modello, un modo di pensare, se vogliamo perfino un tipo di resistenza. Si arresta Lucano per sputtanare Saviano, per insistere con il fango sulle ONG, per ridicolizzare la solidarietà, per rivendere il cattivismo come unica difesa possibile e per rendere sopportabile l'immoralità o la ridicola dabbenaggine di qualche elemento di governo.

L'accusa di favoreggiamento di immigrazione clandestina è un reato che fa schifo solo a scriverlo. È figlia di una narrazione tossica che viene da lontano, che è passata attraverso i taxi del mare e gli inesistenti guadagni delle ONG utilizzando la cronaca nera come volano dell'odio, fiutando come rabdomanti nello sterco i reati di qualche negro da dare in pasto alla folla, senza nemmeno avere il coraggio di essere razzisti fino in fondo: Riace (come tutti gli esempi di solidarietà) a questi dà infinitamente fastidio perché rende pungente lo schifo che vomitano per un pugno di voti. Per questo l'obbiettivo non è Mimmo Lucano: bisogna dimostrare che chi è disposto a capire, includere e accogliere lo fa solo per secondi fini. Del resto da sempre la giustizia è inconcepibile per i manigoldi così come la bontà è fiele per gli odiatori.

Per questo l'arresto di Lucano richiede anche uno straordinario sforzo di resistenza: che un ministro indagato per sequestro di persona festeggi per l'arresto di un sindaco accusato di irregolare accoglienza è uno scontro di culture che non possiamo permetterci di fare passare come un normale diverbio politico. Lucano si difenderà (ostinatamente e appassionatamente come affronta ogni cosa) in tribunale ma noi, qui fuori, abbiamo il dovere di evitare che ciò che Riace rappresenta (ed è un'isola di ossigeno in un tempo buio) venga sbranato dai fascismi di ritorno. Non l'arresto di Lucano ma la rappresaglia che si è scatenata contro di lui (per colpire Riace) deve essere un punto di non ritorno per una sopportazione che ha concesso troppo spazio a pericolose nostalgie.

Se la solidarietà è un reato resistere diventa un dovere.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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