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Covid 19

Covid, i dati di oggi spiegati: perché abbiamo raggiunto il picco della seconda ondata

Calano i contagi e anche i ricoveri, ma la settimana appena trascorsa ha fatto segnare il record di decessi per Coronavirus in Italia. Il bollettino del 27 novembre però potrebbe essere il preludio a giorni migliori. Il problema, tuttavia, è la velocità della discesa: se sarà lenta come ad aprile, piangeremo ancora troppi morti. E le aperture di Natale non aiuteranno.
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Calano i contagi e pure i ricoveri, mentre i decessi sembrano essere arrivati al loro picco. Sono 28.352 contagiati i nuovi casi positivi al Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 29.003) per un totale dall'inizio dell'emergenza sanitaria di 1.53.8227 contagiati. È quanto emerge dal bollettino di oggi, venerdì 27 novembre, diffuso dal Ministero della Salute, sulla situazione epidemica nel nostro Paese. Si registrano anche 827 decessi nelle ultime 24 ore, ieri erano stati 822, per un totale di 53.677 dall'inizio dell'epidemia. I guariti sono in totale 696.647 (+35.463 ). I casi attualmente positivi sono 787.893 (-7.952). Di questi, 33.684 sono i pazienti ricoverati in ospedale con sintomi e 3.782 quelli in terapia intensiva. Complessivamente i tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore sono stati 222.803. La Regione con più casi positivi su base giornaliera è la Lombardia con 5.389 nuovi casi seguita da Piemonte e Veneto.

“Il picco dei casi l'abbiamo superato all'inizio della scorsa settimana, quando l'incremento dei casi giornalieri hanno cominciato a diminuire. Oggi, due settimana dopo, siamo al picco dei decessi”. Giovanni Forti, 26 anni, è studente di Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Superiore Sant'Anna. Dal 2018 fa parte della redazione di YouTrend, dove di occupa della parte editoriale, dell'analisi dei dati e della produzione di data visualization e su YouTrend ha scritto diversi articoli sulla pandemia del Covid-19: “Da quando un mesetto fa ci siamo allontanati dal raddoppio settimanale, stiamo osservando in modo abbastanza costante che la curva dei decessi segue la curva dei casi con 10-12 giorni di ritardo – spiega Forti a Fanpage.it -. Quindi, se la curva dei contagi ha fatto segnare il suo giorno peggiore il 14 di novembre, possiamo sperare che i numeri di oggi sui morti, agghiaccianti, siano i peggiori che vedremo in questa seconda ondata”.

Nella seconda ondata non abbiamo mai avuto tanti morti come oggi?
Martedì avevamo avuto un dato di decessi ancora peggiore. Ma la media mobile settimanale, tenderà fisiologicamente a ridursi. Oggi, la media ci dice che abbiamo avuto quasi 730 decessi al giorno nell'ultima settimana. Una media altissima, se pensiamo che siamo all'85% del picco della prima ondata, che era stato poco inferiore a 800 morti al giorno.

La seconda ondata ha raggiunta la prima come letalità?
Tra l'inizio della prima ondata e il suo picco c'erano stati circa 14mila decessi. In questa seconda ondata siamo a più di 18mila. La seconda ondata è stata più lunga e più lenta, però.

Anche la discesa sarà più lunga e più lenta?
Possiamo sperare che non sia più lenta della scorsa primavera, quando era stata davvero molto lenta. Così fosse, avremmo tantissime migliaia di decessi in più. Diciamo che le premesse non sono ottime.

Perché?
Perché dobbiamo scendere da molto più in alto. Perché abbiamo avuto più o meno lo stesso picco di persone in terapia intensiva. E perché non abbiamo motivi per pensare che il calo possa essere più veloce: in fondo le misure restrittive sono più blande, stavolta. E permettono un controllo del virus inferiore rispetto al lockdown di marzo e aprile.

I numeri delle terapie intensive e dei ricoveri cosa dicono, invece?
Terapie intensive e ricoveri sono le buone notizie di questa giornata e di questa settimana. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono scese sotto le 3800 unità, ed è il secondo giorno di fila in cui questo numero scende. Lo stesso vale per i ricoveri, perché dopo sei giorni sopra quota 34mila, siamo scesi a 33.684. Entrambi questi indicatori, che ci danno il polso dello stresso sul sistema sanitario nazionale sono in calo.

Oggi sono candidate a lasciare la zona rossa Lombardia e Piemonte. Come sta andando, in queste due regioni?
La Lombardia resta la regione con il numero maggiore di casi, ma siamo scesi da oltre 7000 di media, a poco più di 5000. Lo stesso ragionamento vale per il Piemonte, in cui il calo è meno marcato che in Lombardia, da 4000 a 3000 casi al giorno di media, circa. In entrambe le regioni, tuttavia, c'è stato un numero molto elevato di decessi. Anche qui, però, il calo dei ricoverati e delle terapie intensive è iniziato qualche giorno prima rispetto al dato nazionale, e c'è un alto numero di guariti. Attenzione, però: guariti vuol dire che è finito il periodo di isolamento domiciliare. Il tampone di controllo, ormai, non è per tutti. Soprattutto gli asintomatici.

A proposito di tamponi, il sistema di tracciamento come se la passa?
Il report settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità ce lo dirà proprio oggi. In generale, il tasso di positività è ancora sopra il 10% in tutte le regioni d'Italia ed è difficile immaginare che i contatti dei positivi siano tracciati. Il tracciamento tornerà a regime solo con un numero di casi sensibilmente inferiore a questo. Ben vengono quindi, iniziative come lo screening di massa della provincia autonoma di Bolzano, e le iniziative di Lazio e Veneto che permettono i test rapidi in farmacia.

L'indice sintetico di gravità elaborato da YouTrend, invece, cosa ci dice oggi?
È fermo a 83 per il terzo giorno consecutivo. L'indice dei decessi – al suo massimo – è quello che lo spinge in alto in questa seconda ondata. L'indice dello stress del sistema sanitario invece ha iniziato una lievissima discesa, mentre quello dei contagi sta diminuendo. Se i decessi inizieranno a calare nella prossima settimana, l'indice di gravità inizierà a diminuire. E potremo dire davvero di aver scavallato il periodo peggiore di questa seconda ondata.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro. 15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019)
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