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Covid 19

Covid-19, viaggio nel reparto di rianimazione del San Paolo di Milano: “Stiamo crollando”

Le telecamere di Fanpage.it all’ospedale San Paolo di Milano, che dal 22 febbraio sta accogliendo gli infetti da Coronavirus in arrivo da Codogno e da altre parti della Lombardia. Davide Chiumello, direttore rianimazione: “La mortalità dei pazienti da me ricoverati si attesta sul 20-30%. Erano pazienti in buona salute, prevalentemente maschi e con ipertensione arteriosa. Stiamo crollando”.
A cura di Ida Artiaco
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L'emergenza Coronavirus sta mettendo in ginocchio gli ospedali del Nord Italia, in particolare quelli della Lombardia, dove si registra uno dei primi focolai dell'epidemia nel nostro Paese e il numero dei contagi continua ad aumentare a tre settimane circa dal ricovero del "paziente 1" di Codogno. Tra le strutture più impegnate ad accogliere i pazienti Covid-19 c'è il San Paolo di Milano, il cui reparto di rianimazione è stato completamente destinato per i malati più gravi affetti dall'infezione. Le telecamere di Fanpage.it sono riuscite a testimoniare cosa sta succedendo nel nosocomio milanese in queste ore.

"Qui tutti i malati sono infetti dal Coronavirus – spiega Davide Chiumello, direttore rianimazione dell'ospedale San Paolo -. Non ci sono tipologie di malati con altre infezioni. La mortalità dei pazienti da me ricoverati si attesta sul 20-30%. Erano in buona salute, prevalentemente maschi e con ipertensione arteriosa. Vengono in questo ambiente protetto, è il reparto terminale in cui vengono sedati, addormentati e intubati per essere assistiti meccanicamente. Nelle prime fasi il paziente è in anestesia generale quindi non sente, non vede e non parla, è totalmente dipendente da una macchina, questo ventilatore che purtroppo è diventato famoso. Poi una volta arrivati in questo reparto, vengono supportate le funzioni vitali per dare tempo all'organismo che ha ingaggiato una grossa battaglia contro questa infezione che purtroppo non è localizzata solo al polmone ma si può estendere anche ad altri organi, per dare tempo al singolo organismo di reagire. Il nostro è un lavoro di supporto per favorire la guarigione del malato perché a tutt'oggi non esiste un trattamento. Tutti sono curati, nessuno non viene curato".

Una situazione difficile da sostenere, non solo per gli ammalati ma anche per i medici. Lo sa bene Antonella D'Arminio Monforte, direttore malattie infettive ospedale San Paolo. "La cosa particolare di questa malattia è che dura molto – sottolinea -. Siamo stati travolti da questo evento davvero tumultuoso per cui abbiamo chiuso addirittura tutti gli ambulatori e ci siamo tutti concentrati sul problema dell'infezione da Sars-Cov-2, che è veramente qualcosa di drammatico. Stanno monopolizzando tutte le strutture sanitarie esistenti e la Lombardia è sicuramente un sistema sanitario ottimo, ma se non si ferma questa epidemia sarà sempre più inadeguato. Noi siamo totalmente stravolti perché lavoriamo ininterrottamente dal 22 di febbraio. Prima o poi qualcuno di noi si ammala, anzi già si è ammalato, mancano i letti, manca soprattutto il personale infermieristico. C'è una grossissima collaborazione, però, all'interno dell'ospedale è un evento epocale. C'è soprattutto un livello di paura elevato. Nessuno può entrare nel reparto, nessuno dei propri familiari, ed è estremamente drammatico per le persone che stanno morendo, perché muoiono da sole. Passato questo tsunami inciderà molto sui convalescenti. Ora stiamo un po' crollando".

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