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Covid 19

Il Coronavirus è molto meno letale di quanto temevamo

La virologa Ilaria Capua in esclusiva per Fanpage.it: il virus sta circolando da settimane, se non da mesi, in Italia. E di questo dobbiamo ritenerci fortunati: perché vuol dire che è meno letale di quanto temiamo sia. E che ci abbiamo convissuto già da tempo senza particolari problemi. Ecco perché forse dobbiamo essere meno spaventati di quanto lo siamo ora.
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La sindrome simil influenzale causata dal Coronavirus ormai ha raggiunto diverse regioni italiane e provocato quattro decessi. Anzi, diciamola meglio: è stato la concausa di alcuni decessi. C’è poco da essere ottimisti, direte voi. Vero, ma non per questo bisogna cessare di guardare le cose dalla giusta prospettiva.

Prima riflessione. L’Italia sembra essere uno dei Paesi col più alto numero di contagi. Ecco: io sono convinta che diversi Paesi europei hanno casi di Coronavirus che verranno diagnosticati nei prossimi giorni. Nelle prossime settimane si chiarirà anche questo aspetto, così come l’effettiva estensione del contagio in Italia. Forse, molto banalmente, abbiamo diagnosticato di più e prima.

Forse, seconda riflessione, siamo arrivati prima degli altri. E in questo senso, le date e il numero dei decessi ci devono far pensare. Personalmente, mi convinco sempre più che l’infezione in Veneto e Lombardia abbia circolato prima del primo decesso, almeno per una ventina di giorni. Di certo c’è che il virus non è stato paracadutato su Vo Euganeo con un drone. Il buonsenso ci dice che in quella zona l’infezione stia circolando da settimane, forse da qualche settimana, se non addirittura qualche mese. Lo stesso vale per il triangolo lombardo tra Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda.

Terza riflessione: perché non ci siamo accorti della sua presenza, nelle settimane precedenti? La risposta vi sorprenderà: per fortuna non ci siamo accorti della sua presenza. Tanto più cresce il numero delle persone infette – o meglio: tanto più scopriamo casi pregressi e passati inosservati – tanto meglio è. Perché vuol dire che il numero degli infetti è maggiore di quanto pensavamo. E il potenziale letale del virus, molto minore.

Se così è – quarta riflessione – vuol dire che la sua presenza, nelle scorse settimane, è stata nella stragrande maggioranza dei casi incapace di provocare una malattia degna di essere portata all’attenzione dei medici. Oppure, quando è stata portata all’attenzione dei medici italiani, è stata trattata dai medici italiani esattamente come è stata trattata dai medici cinesi. Cioè, hanno pensato che fosse influenza.

Quinta riflessione. Io non me la sento di escludere che anche solo oggi ci siano diverse persone che si sono infettate con il Coronavirus. A loro, e per tutti gli altri che verranno, va tutta la nostra umanità e la nostra empatia. Fare di qualcuno un untore è agghiacciante da un punto di vista umano e professionale. Farlo in presenza di un virus che sa nascondersi molto bene, dietro l’influenza tradizionale,  lo è ancora di più.

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Ilaria Capua (Roma, 21 aprile 1966) è una virologa ed ex politica italiana, nota per i suoi studi sui virus influenzali e, in particolare, sull'influenza aviaria. È stata deputata dal 2013 al 2016, durante la XVII legislatura, eletta nelle liste di Scelta Civica. Nel 2006 ebbe notevole risonanza internazionale la sua decisione di rendere di dominio pubblico la sequenza genica del virus dell'aviaria, che diede il via allo sviluppo della cosiddetta "scienza open-source" e iniziando a promuovere una campagna internazionale a favore del libero accesso ai dati sulle sequenze genetiche dei virus influenzali. Per questo la rivista Seed l'ha eletta "mente rivoluzionaria"ed è entrata fra i 50 scienziati top di Scientific American. Attualmente dirige un dipartimento dell'Emerging Pathogens Institute dell'Università della Florida.
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