807 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Coronavirus, l’esperto del Cnr Giovanni Maga: “In Italia più casi critici che in Cina”

“I casi critici in terapia intensiva in Italia sono 140 (8,8 per cento). Percentuale più alta rispetto al 5 per cento dei casi critici riportati dallo studio cinese”. Lo dice Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm) in una nota di aggiornamento sulla evoluzione del coronavirus. Secondo l’esperto, possiamo fare tre ipotesi per spiegare questa differenza.
A cura di Susanna Picone
807 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

I casi critici di infezione da coronavirus Covid-19, ovvero le persone che finiscono in terapia intensiva, "in Italia sono 140 (l’8,8 percento), un dato più alto rispetto al 5 percento di casi critici riportati dallo studio cinese". A dirlo è Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm), in una nota di aggiornamento sulla evoluzione del coronavirus. Maga aggiunge anche che si conferma in Italia “la generale benignità del decorso dell'infezione per la maggioranza delle persone, soprattutto quelle giovani" e la necessità "di continuare con le misure di contenimento". "Nell'ultimo bollettino dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) del 1 marzo – è quanto spiega Maga – si delinea il quadro epidemiologico dell'infezione da SarsCov2, riassumendo: l'incidenza di forme gravi è il 14 percento e di casi critici il 5 percento. Questi i dati dello studio epidemiologico cinese su oltre 44000 casi”.

Coronavirus, le "tre ipotesi" di Giovanni Maga

Per l’Italia il direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche spiega che "non sono note però l'incidenza delle polmoniti e la loro gravità, ma sembra che la maggioranza abbia sintomi non preoccupanti. Complessivamente sembra che ci sia un accordo con l’80 percento di forme lievi/moderate secondo l'Oms (assumendo che la maggioranza dei ricoverati non sia grave)". Le ipotesi dell’esperto sono dunque tre: "I numeri dei casi positivi sono inferiori alla reale diffusione del virus (per cui le percentuali potrebbero essere sovrastimate); in questa seconda ondata il virus circolando ha passato il setaccio della selezione naturale che ha favorito la diffusione di un ceppo più ‘abile’ nel colonizzare il nuovo ospite. Solo l'analisi genetica degli isolati autoctoni presenti adesso in confronto con quelli circolanti all'inizio dell'epidemia potrà dirci se ci sono stati cambiamenti genetici sostanziali”. E infine, spiega ancora Giovanni Maga, “la differente struttura genetica della popolazione europea rispetto a quella asiatica riflette una diversa risposta al virus. Questa è molto più difficile da verificare e richiederà studi accurati sulla risposta immunitaria".

Coronavirus, l'esperto: criticità maggiore del virus non è la letalità

Per l'esperto due sono i punti importanti, la generale benignità del decorso dell'infezione per la maggioranza delle persone e la necessità di continuare nelle misure di contenimento per abbattere il più possibile il numero dei casi. "Se anche il rischio di forme critiche o potenzialmente letali è basso, non possiamo permetterci di non fare tutto il possibile per proteggere chi a rischio è. Inoltre la criticità maggiore di questo virus non è la letalità, che rimane sostanzialmente concentrata sulle persone più fragili, ma l'incidenza delle forme che richiedono assistenza ospedaliera. Serviranno ancora almeno due-tre settimane per avere un'idea precisa sull'efficacia delle misure e sull'andamento dell'epidemia. Dobbiamo collaborare tutti, senza panico ingiustificato ma con senso di responsabilità", le riflessioni di Maga.

807 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views