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Covid 19

Il contagio da Coronavirus minaccia 300mila anziani ospiti delle case di riposo

Cumentano giorno dopo giorno le diagnosi di coronavirus nelle oltre settemila case di riposo di tutta Italia, che ospitano circa 300mila anziani, i soggetti più esposti al contagio e i più in pericolo. Situazione esplosiva soprattutto in Lombardia, ma si registrano focolai anche nel resto del paese.
A cura di Davide Falcioni
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Dalla Sicilia al Piemonte, dalle Marche alla Lombardia, aumentano giorno dopo giorno le diagnosi di coronavirus nelle oltre settemila case di riposo che ospitano circa 300mila anziani, i soggetti più esposti al contagio e i più in pericolo. Per questo le residenze sanitarie assistenziali di tutta Italia vanno costantemente monitorate, affinché non diventino nuovi focolai che – oltre agli ospiti – rischierebbe di trasmettere il virus anche agli operatori socio sanitari che li assistono.

A lanciare l'allarme è la Sigg, Società italiana di geriatria e gerontologia, che ha avviato il primo studio multicentrico osservazionale dedicato all'individuazione precoce dei sintomi d'esordio dell'infezione in queste strutture. I geriatri sottolineano che gli anziani che vivono nelle Rsa sono fragili e hanno un rischio più elevato di infezione. Lo studio "GeroCovid-Rsa" avviato da pochi giorni, coinvolge Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Sicilia e Lazio e ha già arruolato dieci residenze sanitarie. "L'obiettivo – spiega Raffaele Antonelli Incalzi, presidente Sigg- è valutare l'efficacia di ecomocromo e Pcr o test legati all'apparato muscolare come quello del cammino o l'impatto delle politerapie, di più malattie o dello stato cognitivo, per cercare di individuare sintomi sentinella che possano consentire una diagnosi precoce di Covid-19 nelle Rsa, dove è più difficile l'applicazione di parametri come RX del torace o Tc".

Lo scopo dello studio è anche quello di valutare l'efficacia sulla prevenzione delle buone pratiche anti-contagio condivise dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. "È importante – evidenzia Alba Malara, coordinatrice dello studio – impedire che le strutture assistenziali diventino focolai continui di contagio. È necessario l'uso di dispositivi di protezione individuale (Dpi), come mascherine e guanti da parte di operatori sanitari e la restrizione delle attività comuni". "Ma nelle Rsa e case di riposo la prevenzione passa in primo luogo sul controllo di chi entra – conclude – il divieto di uscire di casa è un tema che non si pone per gli ospiti. Ecco perché le visite sono ora vietate. L'indicazione è trovare un bilanciamento tra la protezione degli ospiti e il contatto con i parenti, che si relazionano attraverso tablet e smartphone. Ciò si dispiega in un contesto dove è difficile reperire Dpi per il personale e si insiste nel richiedere tamponi su anziani e operatori e si moltiplicano le iniziative di solidarietà dei familiari, per confezionare maschere e camici ‘casalinghi'".

Nelle Rsa bergamasche oltre 600 morti in 20 giorni

Lo studio si annuncia particolarmente urgente visto quello che sta già accadendo in provincia di Bergamo, dove i responsabili delle RSA hanno denunciato una situazione ormai insostenibile con oltre 600 anziani morti in 20 giorni, su un totale di 6.400 ospiti. In una missiva scritta alle autorità sanitarie si legge: "Mentre scriviamo la situazione continua ad evolvere in peggio. Siamo in ginocchio anche sul versante operativo perché quasi duemila dei cinquemila operatori risultano assenti per malattia, quarantena o isolamento". E ancora: "Abbiamo bisogno da Voi di alcune certezze per evitare il collasso di molte Rsa e CDI da sempre impegnate nella tutela e nei bisogni dei più anziani, dei più fragili e di chi resiste al proprio domicilio grazie alla nostra assistenza".

In Calabria 73 positivi in una RSA: rischio catastrofe

Molto preoccupante la situazione alla Domus Aurea di Chiaravalle centrale, in provincia di Catanzaro, dove su 60 ospiti e 41 dipendenti in pochi giorni sono stati riscontrati 73 casi positivi di coronavirus, tra 59 ospiti e 13 dipendenti. Molti di loro hanno già la febbre, alcuni sono stati trasferiti in ospedale e due sono morti la scorsa notte. "Una catastrofe" si commenta al Dipartimento Salute della Regione, dove si inizia a ragionare sui numeri e su uno scenario potenzialmente disastroso per le strutture sanitarie calabresi.

Nella casa di riposo di Cingoli altri due ospiti morti

A Cingoli, in provincia di Macerata, sono stati segnalati altri due decessi tra gli ospiti di una casa di riposo in cui nelle scorse settimane su un totale di 40 ospiti 37 sono risultati positivi al coronavirus. Due giorni fa sono morte Andreina Domizioli, 73 anni, e Alma Maccioni, 85 anni. La prima era ospite della struttura da circa otto mesi ed è risultata positiva al virus nonostante non avesse sintomi. Il decesso sarebbe stato causato da un'emorragia cerebrale.

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