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Cop26, vice presidente UE: “Senza accordo sul clima mio nipote dovrà lottare per cibo e acqua”

Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione UE: “Se falliremo mio nipote, di un anno, dovrà lottare con altri esseri umani per accedere a cibo ed acqua”.
A cura di Davide Falcioni
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"Se falliremo mio nipote, di un anno, dovrà lottare con altri esseri umani per accedere a cibo ed acqua. Questa è la cruda realtà che dovremo affrontare, quindi contenere l'aumento della temperature del pianeta entro 1,5 gradi significa evitare un futuro invivibile per i nostri figli e nipoti". A dirlo oggi durante la giornata conclusiva della Conferenza dell'ONU sul clima è stato il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans, che nel corso di una delle riunioni conclusive del negoziato ha mostrato ai colleghi una foto del nipotino facendo un accorato appello affinché i lavori degli ultimi 15 giorni portino ad un accordo e a un impegno concreto da parte di tutte le nazioni del mondo a contenere le emissioni di Co2 nell'atmosfera. Come riferisce il Guardian Frans Timmermans, esponente del Partito del Lavoro olandese e dal 2014 vicepresidente della Commissione UE, è arrivato alla giornata finale della Conferenza sul Clima "stremato" ed ha rivolto ai colleghi l'appello mentre erano in corso le ultime "limature" del documento conclusivo, che dovrebbe essere licenziato entro stanotte ma potrebbe slittare anche a domani. L'obiettivo dell'ONU è quello di contenere il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, limite oltre il quale gli scienziati di tutto il mondo concordano che le conseguenze saranno rapidamente catastrofiche e irreversibili. Il pianeta, senza misure drastiche di abbattimento delle emissioni inquinanti, rischia di diventare entro la fine del secolo un luogo invivibile per la specie umana.

Le premesse delle ultime ore, tuttavia, sembrano essere piuttosto preoccupanti. Secondo Christiana Figueres, ex responsabile per il clima delle Nazioni Unite che ha supervisionato lo storico vertice di Parigi del 2015, i leader mondiali protagonisti in questi giorni della Conferenza Cop26 di Glasgow dovranno incontrarsi nuovamente tra un anno perché gli impegni assunti per la lotta al cambiamento climatico sono troppo deboli e vaghi per prevenire il disastro. Dello stesso avviso altri due protagonisti della conferenza di 6 anni fa, Laurence Tubiana e Laurent Fabius, rispettivamente diplomatico che ha elaborato l'accordo del 2015 ed ex ministro degli esteri francese, che hanno confermato che gli obiettivi prefissati in Scozia sono troppo generici e che, a meno di clamorose sorprese nelle prossime ore, "nelle circostanze attuali tra un anno sarà necessario organizzare un nuovo vertice mondiale". Anche per l'italiano Luca Mercalli "come sempre accade in questi vertici direi che è stato fatto troppo poco. Qualcosa si deciderà, ma non sarà assolutamente compatibile con i tempi della fisica che regolano il funzionamento del nostro pianeta".

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