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Concetta, uccisa e bruciata a 27 anni: il marito condannato a 20 anni

Concetta Conigliaro, 27enne madre di due bambine è stata uccisa il 9 aprile 2014 a San Giuseppe Jato in provincia di Palermo. I suoi resti semicarbonizzati sono stati trovati in un capannone della cittadina del Palermitano. Il marito Salvatore Maniscalco, reo confesso, è stato condannato a vent’anni per l’omicidio della giovane donna. Prima di essere assassinata, Concetta aveva denunciato più volte i maltrattamenti del marito.
A cura di Angela Marino
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“Lo hai sposato e devi tenertelo”, questa la risposta che Concetta Conigliaro, giovane madre di due bambine, si sentiva ripetere da amici e familiari quando denunciava le violenze subite nel cuore della loro casa, dal marito Salvatore Maniscalco. E quando manifestava l’intenzione di lasciarlo veniva incoraggiata a restare con lui. È la storia di Concetta, uccisa a 27 anni per aver provato a cambiare vita. I suoi resti sono stati trovati semicarbonizzati all’interno di un capannone nelle campagne di San Giuseppe Jato in provincia di Palermo.

Quando Concetta scompare da casa il 9 aprile del 2014, il marito parla immediatamente di allontanamento volontario. “Se ne è andata da sola” dice agli investigatori, ai quali però non riesce a negare di averla picchiata in diverse occasioni. Concetta era giovane, bella, aveva voglia di vivere e vivere significava uscire da quell’incubo, andare via dalla casa che condivideva con il marito. Quell’uomo possessivo e manesco, però, questo non poteva tollerarlo. La seguiva, come raccontano alcune amiche e la madre di Concetta, la picchiava, la costringeva ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà. Concetta aveva raccontato dei maltrattamenti ad amiche e familiari, ma nessuno aveva voluto crederle e infine, la ragazza era stata costretta a restare in casa con il marito aguzzino, semplicemente, perché non aveva altro posto dove andare.

La sera del 9 aprile Concetta va a un appuntamento con l’avvocato che aveva consultato per la separazione. È triste e preoccupata. Dopo quell’incontro di lei nessuno ebbe più notizia. “Era uscita fuori binario, se n’è andata” dice Maniscalco ai microfoni di Chi l’ha visto?, dove viene trattato il caso di scomparsa. Che se ne fosse andata spezzando la catena di violenza è la speranza alla quale si aggrappa sua madre, che però proprio il giorno del suo compleanno, aprendo la porta di casa si trova davanti, abbandonato sull'asfalto, il giubbotto rosso di Concetta. All'interno vi sono stati avvolte delle ossa. È il macabro regalo di compleanno dell’assassino, che dopo aver ucciso si diverte a beffare la madre della vittima e a depistare le indagini. La borsa di Concetta, invece, viene trovata alla stazione centrale di Palermo. Dentro ci sono tutti gli effetti personali e i documenti della giovane. Interrogato il successivo 7 giugno, il marito, infine, crolla: ammette che Concetta è morta e lui ha tentato di disintegrarne i resti. Poi conduce gli inquirenti al capannone dove ha nascosto il corpo. Frammenti ossei semicarbonizzati vengono trovati in un magazzino in contrada Giambascio, lungo la strada che da San Cipirello conduce a Partinico.

Il giubbotto rosso di Concetta lasciato davanti alla casa della madre
Il giubbotto rosso di Concetta lasciato davanti alla casa della madre

È quello che resta della giovane madre che voleva rifarsi una vita. Maniscalco confessa, ma solo in parte, dice che la moglie sarebbe morta accidentalmente battendo la testa durante una lite violenta, e che lui avrebbe solo tentato di disfarsi del cadavere. L’autopsia, però, racconta un’altra storia. Concetta è stata assassinata con un oggetto contudente, presumibilmente un utensile e poi è stata data alla fiamme. Inizia il processo ed è addirittura il procuratore a invocare lo sconto di pensa da 20 a 16: l’attenuante sarebbe la “provocazione” in quanto Concetta, durante la lite, avrebbe picchiato il marito. Alla fine la Corte d'Assise conferma la condanna: vent'anni per omicidio e distruzione di cadavere. Antonino Caltagirone 32 anni viene condannato per aver aiutato Maniscalco a disfarsi del cadavere (è il proprietario del capannone in cui vengono trovati i resti, ndr.). Il padre Vincenzo Caltagirone, 72 anni viene invece assolto. Salvatore Maniscalco non ha ottenuto lo sconto di pena richiesto.

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