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Come la pandemia di Coronavirus ha aumentato le disuguaglianze e ci ha portato indietro di 10 anni

La pandemia di Coronavirus pesa su speranza di vita, lavoro e istruzione. Secondo il decimo Rapporto Bes dell’Istat sul benessere equo e sostenibile il Covid “ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio”.
A cura di Susanna Picone
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Nel 2010 la speranza di vita alla nascita era di 81,7 anni, nel 2019 di 83,2 e nel 2020 – l’anno della pandemia di Coronavirus – il dato è sceso a 82,3. È quanto emerge dal decimo Rapporto Bes dell'Istat sul benessere equo e sostenibile secondo cui il Covid "ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio". Si parla di "un arretramento che richiederà parecchio tempo per essere pienamente recuperato". "Gli indicatori hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sulla salute, annullati in un solo anno”, è quanto ha spiegato il presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo.

Soddisfazione di vita e diseguaglianze

Nel 2020 il 44,5 percento della popolazione esprime un voto tra 8 e 10 sulla soddisfazione della propria vita, in leggero aumento rispetto all'anno precedente (43,2 percento). Si mantengono le differenze territoriali, con una maggiore percentuale di soddisfatti al Nord (48,4 percento), quasi quattro punti percentuali in più della media nazionale, e livelli più bassi al Centro e nel Mezzogiorno (con 43 percento e 40 percento). Soddisfazione per la vita che rimane diseguale anche per titolo di studio conseguito, età e, anche se in misura minore, tra uomini e donne.

L'8% dei ragazzi escluso da qualsiasi forma di didattica a distanza

Il decimo Rapporto Bes dell’Istat mette anche in luce come continua ad ampliarsi il divario dell'Italia con l'Europa sull'istruzione: nel secondo trimestre 2020 il 62,6 percento delle persone di età compresa tra 25-64 anni ha almeno il diploma superiore (54,8 percento nel 2010), percentuale più bassa di 16 punti percentuali della media Ue. Tra i 30-34 anni il 27,9 percento ha un titolo universitario o terziario (19,8 percento nel 2010) contro il 42,1 percento della media Ue. Sul fronte scuola emerge come la didattica a distanza abbia tagliato fuori una grossa fetta dei giovani più fragili. Gli istituti si sono attrezzati in varie forme di didattica a distanza ma, nonostante gli sforzi di dirigenti, docenti e famiglie, l'8 percento dei bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado è rimasto escluso da una qualsiasi forma di didattica a distanza. Quota che sale al 23 percento tra gli alunni con disabilità.

Persi 788mila posti di lavoro nel secondo trimestre 2020

Emerge che la pandemia di Coronavirus ha acuito le disuguaglianze. Nel secondo trimestre 2020 sale al 23,9 percento la quota di giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano, nel secondo trimestre 2019 erano il 21,2 percento. Nel secondo trimestre 2020 l'emergenza Covid ha comportato nel nostro Paese un forte calo tendenziale del numero di occupati: 788.000 in meno tra i 20-64enni rispetto al 2019.

Nel 2020 risveglio della partecipazione civica e politica

Il 2020 ha segnato anche un risveglio della partecipazione civica e politica. Torna al 62,5 percento l'indice crollato dal 67,4 percento del 2011 al 57,9 percento del 2019. "Nel decennio si è registrato un calo nella quota di popolazione coinvolta in attività quali parlare di politica, informarsi, partecipare on line, nonché nelle attività di partecipazione sociale – così il rapporto Bes -. Tuttavia proprio nel 2020 la partecipazione politica sembra tornare a crescere, come conseguenza di un forte bisogno di informazione e della necessità di seguire l'evolvere delle disposizioni di contrasto alla diffusione del Covid-19 imposte a livello nazionale e locale. Si tratta di una tendenza che è più evidente nel Centro-Nord del Paese, mentre il Mezzogiorno si mantiene su livelli più bassi. La ripresa è, inoltre, maggiormente accentuata tra le donne, che recuperano parzialmente l'ampio divario rispetto agli uomini".

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