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Comandante dei vigili del fuoco di Cosenza arrestato per concussione

Il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Cosenza Massimo Cundari è finito in manette con la pesante accusa di concussione e falso in atto pubblico. Secondo l’accusa dei pm, avrebbe chiesto e intascato mazzette da un imprenditore di prodotti petroliferi locale in cambio di autorizzazioni per alcune attività.
A cura di Antonio Palma
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Terremoto al comando provinciale dei vigili del fuoco di Cosenza dove nelle scorse ore è finito in manette il comandante Massimo Cundari con la pesante accusa di concussione e falso in atto pubblico. Il numero uno dei vigili del fuoco cosentini è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del Reparto operativo di Cosenza che hanno eseguito una misura di custodia cautelare disposta dal Gip del Tribunale di Cosenza su richiesta della locale Procura della Repubblica. Per Massimo Cundari si sono aperte le porte del carcere. Secondo l’accusa dei pm, il comandante dei pompieri avrebbe chiesto e intascato mazzette da un imprenditore locale in cambio di autorizzazioni per alcune attività.

A far scattare l’inchiesta proprio la denuncia di un imprenditore operante nel commercio di prodotti petroliferi. L’uomo in particolare ha riferito agli inquirenti di essere stato costretto a pagare una tangente per il rilascio delle autorizzazioni amministrative inerenti la realizzazione di un impianto Gpl. A seguito del suo racconto, i militari dell’arma hanno inizio l'attività investigativa monitorando le attività di Cundari che alla fine hanno porto all’arresto del comandante dei vigili del fuoco di Cosenza.

In particolare, riferiscono gli inquirenti, è stato seguito tutto scambio di messaggi tra Cundari e l’imprenditore fino alla consegna dell'ultimo pagamento di denaro da parte dell'industriale che ha portato all’arresto. Dalle indagini, sempre secondo i pm, inoltre sarebbero emersi altri comportamenti pochi chiari del comandante, fatti "gravi fatti, penalmente rilevanti", sui quali sono in corso approfondimenti, come ha riferito dal procuratore di Cosenza Mario Spagnu

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