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Cold case riaperto dopo 14 anni: “Lisa Gabriele è stata uccisa da un poliziotto”

È stato riaperto dopo 14 anni grazie a un esposto anonimo giunto in Procura il caso di Lisa Gabriele, la 22enne ufficialmente morta suicida in un bosco della provincia di Cosenza. Secondo l’anonimo, che descrive in maniera precisa tutte le figure coinvolte nei successivi depistaggi, Lisa sarebbe stata uccisa da un poliziotto con cui aveva una relazione.
A cura di Angela Marino
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Un poliziotto con cui Lisa aveva una relazione sarebbe l'uomo che l'ha soffocata e ne ha simulato il suicidio, abbandonandola nel bosco dentro la sua auto. È lo scenario inquietante descritto dall'esposto che ha permesso, dopo 14 anni, di riaprire il caso di Lisa Gabriele, la 22enne trovata cadavere nel 2005 nel bosco sulla montagna di Montalto Uffugo (Cosenza). Dunque un poliziotto, già oggetto di altre indagini – come riporta la Gazzetta del Sud – sarebbe l'uomo che per tutti questi anni ha custodito il segreto della morte di Lisa. Secondo l'anonimo, infatti, l'agente avrebbe avuto con Lisa una relazione tempestosa e già un 4 mesi prima della morte della ragazza l'avrebbe mandata in ospedale dopo averla picchiata brutalmente, per motivi di gelosia. Il misterioso poliziotto, inoltre verrebbe indicato nell'esposto come "vicino a esponenti della malavita e assuntore e spacciatore di sostanze stupefacenti".

I fatti risalgono al 9 gennaio 2005, quando il corpo di Lisa, venne trovata morta all'interno della sua ‘Fiat Cinquecento', nel boschetto ai piedi della montagna tra Montalto Uffugo e Rende. Accanto al corpo della ragazza una bottiglia vuota di Whisky, un biglietto di addio e una confezione di antidepressivi. La conclusione fu che la ragazza si fosse suicidata, sebbene l'esame tossicologico non avesse trovato tracce, nel suo organismo, né di assunzione di alcol né di psicofarmaci. A incrinare la certezza che si trattasse di un gesto volontario, anche il fatto che le impronte,  sulla bottiglia di alcolici, erano state cancellate. Perfino il biglietto di addio, sottoposto a perizia calligrafica, era risultato autentico solo in parte. Qualcuno, insomma, aveva integrato le frasi scritte da Lisa per farlo apparire come un messaggio di addio. Angosciata, la famiglia Gabriele ha assunto un investigatore privato per fare luce su quanto accaduto, ma il professionista – sempre secondo il racconto dell'anonimo – avrebbe rinunciato all'incarico perché minacciato. Anche un collega e un superiore del poliziotto, secondo questa versione, avrebbero saputo e taciuto la verità.

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