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Claudia, arrestata e buttata a terra dalla polizia a Bruxelles: “Non respiravo, pensavo di morire”

Fermata perchè in giro col cane e la sua compagna, oltre l’orario consentito dal coprifuoco, Clauda racconta di essere stata spinta violentemente a terra e con un agente sulla schiena, fra le sue urla e quelle della sua ragazza. È avvenuto lo scorso 5 marzo a Bruxelles. “Mi sono sentita schiacciata sotto un peso talmente forte che non riuscivo a respirare. Ho temuto per la mia vita”. In Belgio, spesso si parla in modo molto critico dell’uso eccessivo che talvolta contraddistingue le forze dell’ordine, con tanto di manifestazioni anche di recente.
A cura di Beppe Facchini
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Arrestata dopo essere stata trovata in giro col cane e la sua compagna, oltre l'orario consentito dal coprifuoco, e prima ancora spinta violentemente a terra, con un agente sulla sua schiena, fra le urla della stessa giovane e della sua ragazza. È quanto avvenuto lo scorso 5 marzo a Bruxelles a Claudia Catapano, 27enne di Napoli che dal 2016 vive in Belgio, dove attualmente lavora in un hotel. “Mi sono sentita schiacciata sotto un peso talmente forte che non riuscivo a respirare -racconta la giovane a Fanpage.it-. Ho temuto per la mia vita, credo di essere stata a terra dieci minuti o poco più”.

L'episodio, come detto, risale a oltre due mesi fa. “Erano le 22.30, quindi mezzora dopo il coprifuoco” ricorda Claudia, riavvolgendo dolorosamente il nastro di quella serata per certi versi assurda. Abitando in una zona dove spesso ci sono episodi di criminalità e violenza, in ultimo un tentativo di stupro in un parco, a pochi metri dall'abitazione della ragazza italiana e della sua compagna, le due, che hanno bisogno di portare a spasso il loro cane anziano e con alcuni problemi di salute insieme, per sentirsi più sicure decidono di scendere sotto casa insieme. Anche perchè in tempi di pandemia e lockdown, dopo una certa ora non si vedere più in giro praticamente nessuno. Si trovavano a pochi metri dalla residenza, quando ad un certo punto si avvicina una macchina della polizia belga, con a bordo due agenti. Un uomo e una donna, che subito chiedono spiegazioni riguardo la loro presenza fuori di casa a quell'ora. Claudia e la compagna forniscono tutte le risposte del caso, raccontano dei problemi del loro cane, dell'insicurezza del quartiere e spiegano di non avere con sé i documenti, essendo uscite di casa con lo stretto necessario per un breve giro di necessità, attorno al palazzo in cui vivono. “Quindi la polizia insiste -ricorda ancora Claudia-. Tento un'ultima giustificazione per non avere la multa, ma nel giro di pochi secondi il poliziotto mi salta addosso: mi prende per il braccio, me lo gira dietro la schiena, mi butta contro il muro e poi mi sono ritrovata per terra, schiacciata sotto il suo peso mentre mi ammanetta”. E il tutto, senza alcun tipo di provocazione da parte delle ragazze, che anzi provano a scusarsi più volte, prima dell'arresto.

L'altra agente, nel frattempo, tiene lontana la compagna della ragazza campana, che urla disperatamente ai due di fermarsi. Coi telefonini, intanto, diversi vicini riprendono la scena. Poco dopo arrivano altre pattuglie della polizia. “Alla fine c'erano una decina di agenti” dice ancora Claudia, che aggiunge: “Ho temuto per la mia incolumità”. In Belgio, infatti, spesso si parla in modo molto critico dell'uso eccessivo che talvolta contraddistingue le forze dell'ordine, con tanto di manifestazioni anche di recente. “Ci sono persone che hanno perso la vita, io sono solo una delle vittime” continua la 23enne italiana, che dopo un periodo non facile, in seguito al trauma per quell'episodio, oggi si dice sfiduciata nella giustizia, nonostante, tramite un avvocato, stia cercando di fare chiarezza sull'accaduto, provando a cercare inoltre l'aiuto delle istituzioni e di politici sia locali che italiani. Alcuni eurodeputati le hanno comunque risposto giusto un paio di giorni fa, assicurando il proprio impegno ad inviare una lettera in loro supporto presso l'ambasciatore italiano in terra belga. “Ma aspetto ancora risposte”, precisa Claudia, che intanto, per cominciare a mettersi alle spalle quanto successo, ha già deciso di cambiare casa e quartiere.

Ho fatto una denuncia e chiesto la salvaguardia delle riprese delle telecamere di videosorveglianza, perchè è importante dimostrare come sia iniziato tutto e cioè che non c'è alcuna provocazione -dice infine la ragazza-. Il mio avvocato si occupa di tanti casi di violenza della polizia e mi ha detto che ci sono giudici che a priori credono alle forze dell'ordine, quindi è tutto molto difficile”. Eppure vale la pena provarci. “Dietro porto il trauma perchè adesso, ogni volta che vedo gli agenti di polizia cambio strada. E se me li trovo davanti spesso mi salgono le lacrime agli occhi, mi manca il respiro, e questa cosa sento che mi ha fatto fare dieci passi indietro nello sviluppo della mia forza. Adesso mi sento più vulnerabile. E non è bello -conclude Claudia-. È un inferno in un posto in cui hai paura di chi ti dovrebbe proteggere”.

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