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La morte dei fratellini Ciccio e Tore a Gravina

Ciccio e Tore, appello del padre a 15 anni dalla morte dei figli: “Riaprire le indagini”

Filippo Pappalardi, il padre dei due fratellini scomparsi nel giugno del 2006 e poi ritrovati a febbraio del 2008 chiede che vengano fatte nuove indagini. L’uomo ora può contare anche sulla relazione di Luciano Garofalo, l’ex comandante del Ris, convinto che nella ‘casa delle 100 stanze’ a Gravina di Puglia “è accaduto qualcosa di inconfessabile”
A cura di Biagio Chiariello
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"Non mi rassegnerò mai all'idea di non sapere se i miei figli avrebbero potuto essere salvati. Anche se sono trascorsi quindici anni si può indagare ancora e scoprire chi c'era con loro quando caddero nel pozzo della casa delle cento stanze". A 15 anni dal ritrovamento dei corpi senza vita dei figli Francesco e Salvatore, per tutti Ciccio e Tore, il papà Filippo Pappalardi non ha perso la speranza di trovare i colpevoli della loro morte.

E oggi chiede formalmente di riaprire le indagini. Altre richieste simili erano già state poste ma respinte dalla Cassazione. Secondo lui ci sarebbero lacune delle indagini, l'uomo pretende "assoluta giustizia".

Ciccio e Tore, i fratellini di 13 e 11 anni, erano scomparsi il 5 luglio 2006 e i corpi furono trovati il 25 febbraio 2008 (esattamente 15 anni fa) a Gravina di Puglia. Un ritrovamento fortuito, dato dalla circostanza che i Vigili del Fuoco erano a lavoro per salvare un bimbo scivolato nello stesso pozzo. Pappalardi, inizialmente accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, erano rimasti in carcere per tre mesi prima di essere liberato e risarcito con una somma di 65mila euro per l'ingiusta detenzione (un indennizzo, tra l'altro, considerato fin troppo esiguo dalla difesa).

"Sono troppi i punti oscuri di questa vicenda", spiega l'uomo al Quotidiano Di Puglia – ci sono persone, ragazzini ma probabilmente anche degli adulti, che hanno nascosto la verità e ora voglio capire perché lo hanno fatto. Ci sono delle lacune nelle indagini e anche verbali della Procura che sono stati cambiati. Perché?". Si chiede Pappalardi.

E dalle pagine del ‘Venerdì’ di Repubblica lancia un appello: “Chi sa parli, i miei figli non erano soli il pomeriggio in cui finirono nel pozzo, sanno qualcosa i loro compagni di giochi e anche i loro genitori. Chi ha detto troppo poco, chi ha ritrattato, chi ha depistato, si metta una mano sulla coscienza”.

La madre di Ciccio e Tore Pappalardi, ritrovati in un pozzo nel 2008, è convinta che i due fossero finiti lì dentro in seguito ad una “prova di coraggio”, un gioco tra ragazzi. Un’ipotesi senza riscontro che ha spinto il gip all’archiviazione.

Anche secondo Mauro Valentini, giornalista che assieme all’ex comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano ha scritto un libro sul caso di Ciccio e Tore, nella casa delle 100 stanze "è accaduto qualcosa di inconfessabile, che nessuno tra i coetanei dei bambini e tra gli adulti ha potuto dire”.

La Procura di Bari però ha sempre ‘no’ alla richiesta di riaprire le indagini, l’ultima nel luglio 2021. Pappalardi si rivolge all’allora gip di Bari Giuseppe De Benedictis che aveva ordinato la sua carcerazione e che oggi si trova a sua volta recluso per corruzione e detenzione di un arsenale da guerra.

“Si liberi la coscienza, racconti chi e perché ha voluto il mio arresto”, chiede Pappalardi. “Bisogna indagare su come sono morti Ciccio e Tore e su come sono state condotte le indagini. So che è difficile per lo Stato mettere sotto inchiesta parte dei suoi apparati ma lo deve a me, che sono stato accusato ingiustamente. E soprattutto alla memoria dei miei bambini”, è la richiesta che arriva dal padre dei due bambini.

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