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Chiedeva soldi per farmaco oncologico gratuiti: sequestrati 3 milioni di euro a medico di Bari

Carabinieri e Guardia di Finanza di Bari hanno sequestrato beni per un valore di circa 3 milioni di euro nei confronti dell’oncologo pugliese Giuseppe Ricci. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura. Il medico chiedeva soldi ai pazienti in cambio della somministrazione di un farmaco oncologico fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, quindi gratuito.
A cura di Davide Falcioni
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Carabinieri e Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito un sequestro preventivo di beni per un valore di circa 3 milioni di euro nei confronti dell'oncologo pugliese Giuseppe Ricci. Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura, è arrivato a conclusione di indagini che già lo scorso maggio avevano condotto all'arresto del dottore, che deve rispondere delle accuse di concussione aggravata e continuata in concorso la compagna, Maria Antonietta Sancipriani, avvocata, anche lei co-indagata nello stesso procedimento penale.

Secondo gli inquirenti l'oncologo avrebbe iniettato ad alcuni pazienti malati di cancro un farmaco gratuito, pretendendone tuttavia il pagamento. In particolare le indagini hanno accertato come il medico, "abusando della qualità e dei poteri di Pubblico Ufficiale, Dirigente medico presso il Dipartimento di oncologia dell’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II di Bari' durante lo svolgimento della sua attività professionale sia in orario di servizio che fuori turno e, comunque, non in regime di attività intra od extramoenia, eseguiva su ben quattordici pazienti oncologici, affetti da accertata e grave patologia, e in trattamento presso il citato Istituto, prestazioni mediche e in particolare iniezioni di un farmaco, la cui somministrazione era a titolo gratuito in quanto a totale carico del S.S.N., costringendo i pazienti al pagamento in suo favore di ingenti somme di denaro nonché di altre utilità sia presso la struttura ospedaliera sia presso il patronato CAF (sito in Bari) in uso alla compagna, adibito nell’occasione ad ambulatorio medico di certa natura illegale".

Il medico e la sua compagna avrebbero "approfittato delle gravi condizioni psico-fisiche delle vittime", che ai carabinieri hanno riferito "di essersi trovate in una situazione di soggezione e di reverenza, oltre che di totale fiducia nel loro medico, tale da essere state indotte a riconoscerlo quale unico referente in grado di garantire loro la sopravvivenza e così ottenendo illecitamente cospicue somme di denaro contante, regalie di notevole valore, lavori edili ed altre utilità".

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno accertato "un’ingiustificata sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità del medico, quantificata in oltre 2,5 milioni di euro". Il gip del Tribunale di Bari, condividendo la proposta avanzata dagli inquirenti, ha quindi deciso il sequestro preventivo di una prestigiosa villa a Bari Palese, terreni a Bitonto, saldi attivi di rapporti bancari, denaro contante e reperti  archeologici.

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