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Carcere di Poggioreale, trasferimento in vista per la direttrice Teresa Abate

Il carcere napoletano è da sempre una delle situazioni più critiche. Negli ultimi mesi due casi, sollevati da Fanpage.it, hanno scosso Poggioreale: la morte di Federico Perna e le denunce sulla presunta “cella degli orrori”, la cella zero.
A cura di Gaia Bozza
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Teresa Abate, direttrice del carcere di Poggioreale, verso il trasferimento: il Dap, a quanto si apprende, ha avviato per lei la procedura di mobilità. Alla direttrice, come prevede in questi casi la procedura, è arrivato un avviso di procedimento con invito a indicare un'altra sede entro dieci giorni. Il carcere napoletano è  da sempre una delle situazioni più critiche. E lo ha confermato anche il rapporto sulle carceri italiane, presentato dopo la missione dei parlamentari della Commissione Libertà Civili dell’Ue in Italia, alla fine di marzo.

Le inchieste di Fanpage.it – Nel carcere di Poggioreale c’è anche la presunta “cella zero”, la cella delle torture sulla quale la magistratura sta indagando dopo l’inchiesta di  Fanpage.it con le denunce di oltre 50 detenuti. Sulla presunta cella zero la Commissione Libertà Civili scrive: “Una stanza vuota dove un certo numero di prigionieri sarebbe stato picchiato dalla polizia penitenziaria. Sulla questione è in corso un’inchiesta a seguito di una serie di denunce da parte dei detenuti per maltrattamenti”. Non c’è solo questo. C'è un’altra inquietante circostanza:  “I detenuti sono messi in celle di isolamento per motivi di salute o disciplinari  – si legge nell'ultimo rapporto europeo – Un certo numero di reclusi con problemi psichiatrici sono stati trovati a essere detenuti in celle di isolamento”. A Poggioreale, il capitolo suicidi è un altro incubo senza fine: “Suicidi , tentativi di suicidio e atti di autolesionismo sono molto frequenti – scriveva la delegazione a fine marzo – Un detenuto ha tentato il suicidio solo un’ora prima che la delegazione visitasse il penitenziario”. Ma la tortura è continua, si instilla nei momenti che scandiscono la giornata. Come il pranzo: “Ci sono solo due cucine per l’intero stabilimento e senza  scatole termiche , quindi la maggior parte dei detenuti riceve cibo freddo”. In totale, per il vitto di un detenuto lo Stato stanzia 3,5 euro: “Di conseguenza  – continua il rapporto – Il cibo è freddo e di qualità molto scadente ; molti detenuti si cucinano su cucinini rudimentali nei bagni”. Se si sta male, ed è facile che in carcere si stia male (come nel caso di Federico Perna, gravemente ammalato e morto in circostanze tutte da chiarire, caso che abbiamo sollevato sul nostro giornale), “l’assistenza sanitaria in questa prigione è molto scarsa , anche a causa della mancanza di risorse e ad un grande turnover di detenuti , dal momento che tutti i nuovi detenuti sono sottoposti ad una visita medica . Il sovraffollamento e le condizioni igieniche pessime facilitano la diffusione di malattie. In particolare , i tossicodipendenti non ricevono una terapia appropriata”. Difficili anche le condizioni della polizia penitenziaria e di tutto il personale che vi opera: in dieci anni sono stati ottanta i suicidi tra il personale di polizia penitenziaria.

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