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News sui carabinieri arrestati a Piacenza

Carabinieri Piacenza, procuratore: “Monitorare tenore di vita dei militari e verificarne i social”

Il procuratore generale militare Marco De Paolis interviene su quello che è successo nella stazione Levante di Piacenza, dove alcuni carabinieri sono accusati di reati come spaccio di droga e torture: “Bisogna controllare quello che avviene nella caserme, ma monitorare anche il tenore di vita dei carabinieri. Verificare quello che postano sui loro profili social. E proteggere chi decide di denunciare”.
A cura di Susanna Picone
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Controllare ciò che avviene nelle caserme e anche monitorare il tenore di vita dei carabinieri. Lo chiede il procuratore generale militare Marco De Paolis, che sul Corriere della Sera è intervenuto sull’inchiesta sulla stazione Levante di Piacenza. “Verificare quello che postano sui loro profili social e proteggere chi decide di denunciare”, dice il procuratore, secondo cui sbaglia chi parla di “sistema” di impunità ma anche chi solo di “mele marce” riferendosi ai carabinieri arrestati. De Paolis parla di “gruppi di delinquenti che fuori controllo diventano un vero e proprio focolaio capace di infettare l’intera caserma”. Per questo, a suo dire, è necessario controllare e isolare e appunto tutelare chi decide di denunciare. “È arrivato il momento di prevedere, almeno per un certo periodo di tempo, il whistleblowing anche per le forze dell’ordine, garantendo loro la protezione se decidono di denunciare casi di corruzione o altri reati. Bisogna tutelare le persone che segnalano le disfunzioni altrimenti le perdiamo”, le parole del procuratore che, come ricorda il quotidiano, ha gestito altre inchieste eclatanti come quella dello stupro delle due studentesse americane a Firenze e le violenze compiute nella stazione di Massa Carrara.

"Controllare la vita privata dei militari"

“Non dimentichiamo che molti carabinieri provengono dalle forze armate. Questo non sempre è positivo perché spesso non ricevono la tradizionale formazione delle forze di polizia, né dal punto di vista investigativo né da quello dell’etica di corpo”, risponde De Paolis parlando dello "spirito di corpo che si traduce nel senso di impunità". Il procuratore spiega dunque la necessità di controllare la vita privata dei militari, chiedendo conto a chi conduce una vita al di sopra delle proprie possibilità e, in riferimento agli encomi legati al numero di arresti effettuati, dice che cambiare il modo di calcolare la produttività sarebbe fondamentale. “Bisognerebbe far passare il messaggio che il vero comandante è quello che risolve il problema non quello che non lo fa apparire ignorandolo o non denunciandolo”, ha spiegato.

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