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Candida Morvillo: “Per anni il corpo è stato la via di emancipazione delle donne”

Il 26 febbraio è uscito il suo primo romanzo “Le stelle non sono lontane”. La giornalista ha raccontato a Fanpage.it quel mondo dello spettacolo irrimediabilmente intrecciato con sesso, politica e ricatti.
A cura di Daniela Seclì
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Il 26 febbraio è arrivato in libreria il primo romanzo della giornalista Candida Morvillo. Il libro si intitola "Le stelle non sono lontane" ed è edito da Bompiani. La protagonista è Carmela, una giovane ragazza di Amantea, stanca di un contesto che prevede per lei un destino da angelo del focolare e di una madre che la vorrebbe sposa di Pietro, il figlio strabico del padrone di un supermercato. Carmela decide di partire. A Roma si fa chiamare Astrid e, dopo una serie di compromessi, diventa la stella del pomeriggio televisivo. Conduce il programma "Il pomeriggio che allegria!" ma ambisce allo show del sabato sera. Lei è la preferita del presidente Cesare Gallia, ma deve contendersi le sue attenzioni con altre showgirl altrettanto agguerrite e che sanno bene come usare sesso e ricatti, per ottenere la tanto agognata fama. Con l'autrice abbiamo parlato di questo mondo che si snoda tra corruzione e meritocrazia, dove è facile finire nel dimenticatoio e per una showgirl che decide di lasciare, ce n'è sempre una più giovane pronta a cominciare.

DS: “Le stelle non sono lontane” è il tuo primo romanzo. Come è stato per te passare dal linguaggio giornalistico, immediato e conciso, a quello narrativo?

«Quella è stata la parte facile: fosse per me, scriverei sempre articoli lunghissimi! La vera sfida è stata un’altra. Da giornalista, sono abituata a una vita frenetica, a parlare tutti i giorni con decine di persone, ad andare nei posti dove succedono le cose. Per il romanzo, invece, ho dovuto imparare a fermarmi, a staccare il telefono, a stare seduta un’ora su un divano e a pensare, ho dovuto imparare a staccarmi dal mondo, a non avere nulla da raccontare agli amici per settimane intere, perché in quelle settimane non avevo fatto altro che stare in compagnia di personaggi inesistenti».

DS: Cosa continua ad entusiasmarti del mestiere di giornalista e quali aspetti, invece, hai apprezzato di più come scrittrice?

«Quello di giornalista è un mestiere bellissimo perché ti tiene in contatto stretto con la vita vera e con le persone. Da scrittrice, invece, ho amato i momenti di creazione pura, quelli in cui ti siedi al computer e, avendo ormai in mente i tuoi personaggi, scrivi come sotto dettatura, perché quei personaggi sono tondi, hanno una vita propria, reagiscono secondo il loro carattere e tu puoi solo lasciarli vivere e, ogni tanto, mettere sul loro cammino un evento nuovo che li costringe a trovare dentro di sé risorse diverse».

DS: Il romanzo descrive un microcosmo composto da showgirl in cerca di gloria, che gravitano attorno ad agenti e produttori, ma soprattutto attorno al presidente Cesare Gallia. Tutte sperano di diventare le sue favorite servendosi della loro avvenenza. La narrazione sembra evocare le atmosfere descritte ai tempi del “bunga bunga”, ma anche alcune intercettazioni dei tempi dello scandalo “vallettopoli”. Questi due fatti di cronaca hanno in qualche modo ispirato il romanzo o l’idea è nata diversamente?

«Quando ho scritto le prime 25 pagine, poi abbandonate per anni, Vallettopoli era di là da venire e il Bunga Bunga non era neanche un neologismo. Per le donne, la scalata sociale attraverso l’uso del proprio corpo è un eterno storico. E, anzi, per secoli, non avendo avuto le donne accesso all’istruzione, è stata la via principale di emancipazione».

DS: Nel romanzo descrivi diversi approcci al presidente, da parte delle showgirl. Da una parte ci sono ragazze come Beatrice che sembrano vittime di Cesare Gallia, che quasi si compiace del potere che ha su di loro. Dall’altra ci sono persone come Gloria, perfettamente in grado di tenerlo in pugno e manipolarlo. Così è lui a finire nel ruolo di vittima. In definitiva, secondo te c’è davvero una vittima e un carnefice o la corruzione diventa un "gioco" che fa comodo a tutti?

«In questo gioco sono tutti vittime più o meno inconsapevoli. Beatrice è innamorata persa del presidente perché vede in lui la figura paterna che non ha avuto e in lui perpetua un suo complesso infantile che la logora. Il presidente, come gli altri potenti, vuole credere di essere amato e concupito per quello che è e non per quello che rappresenta. Gloria è una manipolatrice che riesce ad accumulare soldi e programmi tv abbindolando gli uomini e ricattandoli, ma è condannata a vivere di intrighi, perché nel momento in cui smette, torna nel dimenticatoio e lei non può vivere senza i riflettori addosso. In definitiva, sono tutti “auto-carnefici”, perché non incontrano mai né se stessi né la vera felicità».

DS: Nel momento in cui la protagonista, Astrid, sembra prendere coscienza della frivolezza, dell’instabilità e dello “schifo” del mondo a cui tanto ha ambito, arriva una giovanissima Nancy, pronta a sottostare alla stessa logica di sesso e ricatti, pur di conquistarsi uno spazio in tv. Non c’è, quindi, possibilità di redenzione per il mondo dello spettacolo o c’è ancora la speranza che si torni a parlare di meritocrazia?

«La meritocrazia esiste, nel mondo dello spettacolo come in tanti altri mondi, ma ovunque esiste anche il successo ottenuto attraverso il compromesso. Che di solito dura meno e non dà le stesse soddisfazioni. Però io credo  che tutti, come le piante e gli animali, arriviamo su questa Terra con un seme dentro di noi, che è un progetto di vita potenzialmente sano e che, se riusciamo a liberarci da condizionamenti, stereotipi, complessi, e ad ascoltare la nostra voce profonda, possiamo trovare la nostra personale via di realizzazione e felicità. La protagonista Astrid e il consigliere politico Ruggero questa via riescono almeno a intravederla».

DS: Nel corso della tua carriera sei stata l’autrice di diversi scoop, dal coming out di Alessandro Cecchi Paone al ritrovamento del figlio segreto della regina dei salotti romani Maria Angiolillo. Qual è per te lo scoop perfetto che un giorno saresti orgogliosa di fare?

«Mi piacerebbe semplicemente farne altri, di scoop. Hai presente Jep Gambardella che ne “La Grande Bellezza” ha scritto un solo romanzo 40 anni prima? È un personaggio morto e tristissimo. Quello che abbiamo fatto finora non conta nulla, se non siamo sufficientemente vivi da essere in grado di far meglio in futuro».

DS: Cosa bolle ora in pentola per Candida Morvillo? Stai già pensando ad un secondo romanzo?

«Per ora, mi prendo cura de “Le stelle non sono lontane”. Intanto, sono sicura, una storia che vale la pena essere raccontata arriverà».

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