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Brasile, l’Alta Corte ordina l’arresto di Cesare Battisti: “Rischio fuga per eventuale estradizione”

I giudici brasiliani hanno ordinato l’arresto immediato di Cesare Battisti in vista di una possibile decisione di estradizione in Italia del presidente Jair Bolsonaro.
A cura di Davide Falcioni
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"In vista di un'eventuale estradizione Cesare Battisti deve essere arrestato per pericolo di fuga". L'ex terrorista italiano è il destinatario di un provvedimento immediatamente esecutivo ordinato da Luis Fux, magistrato del Supremo Tribunale Federale (Stf) brasiliano che potrebbe dare seguito alle promesse fatte in campagna elettorale dall'attuale presidente Jair Bolsonaro. Battisti vive in libertà in Brasile dal 2010, quando ottenne il permesso dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva di rimanere nel Paese. Nella decisione di procedere al suo arresto, è stato sottolineato che l'attuale presidente della Repubblica ha il potere di rivedere l'atto di Lula e decidere se l'italiano può rimanere nel paese o dovrà essere rimandato in Italia, dove ha una pena detentiva da scontare. Nella nota diffusa dalla Procuratrice Generale Raquel Dodge, infatti, si fa esplicito riferimento a un pericolo di fuga e a un'eventuale estradizione. Pericolo di fuga che rischia di essersi già concretizzato, dal momento che – stando a quanto riferito da alcuni suoi vicini – l'uomo da novembre non si troverebbe più nella sua abitazione. Il suo avvocato invece ha fatto sapere di non riuscire a contattarlo da ieri.

ll nuovo capo dello stato, Jair Bolsonaro, ha assicurato ripetutamente – l'ultima volta due sere fa, ricevendo l'ambasciatore italiano in Brasile – che intende procedere con l'estradizione di Battisti, che considera un "piccolo regalo" per il popolo italiano, decisione che Matteo Salvini ha dichiarato di apprezzare molto. Battisti vive in Brasile dal 2009, e attualmente risiede a Cananeia, lungo la costa dello stato di San Paolo. Nell'ottobre del 2017 è stato arrestato a Corumbà, nello stato di Mato Grosso del Sud, mentre, secondo l'accusa, cercava di attraversare il confine boliviano con 6 mila dollari e 1.300 euro non dichiarati. Liberato dopo tre giorni, è rimasto comunque sotto processo per esportazione illegale di valuta. Ora dovrà attendere la decisione su una sua eventuale estradizione dietro le sbarre, anche se i tempi per una decisione definitiva potrebbero non essere brevi.

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