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Covid 19

Belluno, la sentenza contro i no vax: giusto sospenderli dal lavoro se rifiutano vaccino

Una sentenza del Tribunale di Belluno ha stabilito che gli operatori socio-sanitari che hanno rifiutato di vaccinarsi contro il Covid possono essere sospesi dal loro lavoro all’interno di una Rsa, senza percepire lo stipendio. Il ricorso di dieci operatori contro la sospensione dal lavoro dopo il rifiuto della somministrazione è stato respinto.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sospendere i lavoratori che hanno rifiutato la somministrazione del vaccino anti-Covid è lecito. A sostenerlo è il giudice di Belluno, Anna Travia, che ha respinto la richiesta di due infermieri e otto operatori sociosanitari che hanno rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione lo scorso febbraio, venendo poi sospesi dal lavoro. Per il giudice se non c’è stata vaccinazione non ci può essere neanche lo stipendio. La notizia viene riportata dal Corriere del Veneto, che racconta come i dieci sanitari, dipendenti di due case di riposo del bellunese, dopo il rifiuto alla somministrazione della dose erano stati messi in ferie forzate dalla direzione della Rsa e poi sottoposti alla visita del medico del lavoro.

Il medico aveva quindi dichiarato queste persone come “inidonee al servizio”: questa decisione ha portato all’allontanamento dal luogo di lavoro senza percepire lo stipendio. Gli operatori contrari al vaccino avevano presentato riscorso in Tribunale, sostenendo che la Costituzione garantisce la libertà di scelta vaccinale. Il giudice ha però ritenuto “insussistenti” le motivazioni degli operatori che hanno rifiutato il vaccino e ha quindi sottolinea che “è ampiamente nota l'efficacia del vaccino nell'impedire l'evoluzione negativa della patologia causata dal virus come si evince dal drastico calo dei decessi fra le categorie che hanno potuto usufruire delle dosi, quali il personale sanitario, gli ospiti delle Rsa e i cittadini di Israele dove il vaccino è stato somministrato a milioni di individui”.

Innocenzo Megali, avvocato delle Rsa, spiega: “Nessuno mette in dubbio la libertà di scelta vaccinale, ma in questo caso prevale l’obbligo del datore di lavoro di mettere in sicurezza i suoi dipendenti e le parti terze, cioè gli ospiti delle case di riposo”. Secondo il giudice, considerando la sicurezza dei vaccini finora somministrati in Italia e la loro efficacia, la cosa fondamentale è evitare “la permanenza degli operatori non vaccinati nel luogo di lavoro”. I sanitari no vax non sono stati licenziati, ma solamente sospesi. Il che vuol dire che potrebbero essere reintegrati al termine dell’emergenza Covid, quando non ci saranno più rischi per gli ospiti delle strutture. O, magari, quando decideranno di vaccinarsi.

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