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Covid 19

Bassetti: “Se superiamo l’inverno con vaccini e pochi casi, in primavera via tutte le restrizioni”

Matteo Bassetti, professore Ordinario dell’Università di Genova e direttore della Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino, a Fanpage.it: “A luglio avevo detto che la scuola sarebbe stata un disastro e così è stato. Il Green pass? Avrebbero dovuto pensarlo anche per gli studenti. Se superiamo indenni l’autunno e l’inverno, con il 90% della popolazione over 12 vaccinata e pochi contagi, in primavera potremmo togliere tutte le restrizioni e tornare alla vita pre-pandemica”.
A cura di Ida Artiaco
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"A luglio avevo detto che la scuola sarebbe stata un disastro e così è stato. Se si arrivasse ad una nuova chiusura generalizzata degli istituti prima di Natale sarebbe un fallimento totale. Il Green pass? Avrebbero dovuto pensarlo anche per gli studenti. Se superiamo indenni l'autunno e l'inverno, con il 90% della popolazione over 12 vaccinata e pochi contagi, in primavera potremmo togliere tutte le restrizioni e tornare alla vita pre-pandemica". A parlare è Matteo Bassetti, professore Ordinario dell'Università di Genova e direttore della Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione Covid-19 in Italia a pochi giorni dall'inizio della scuola e all'indomani della decisione del governo Draghi di estendere il Green pass a tutto il mondo del lavoro.

Professor Bassetti, la scuola è ripartita da pochi giorni eppure ci sono già varie in classi in quarantena. Come evolverà questa situazione? 

"Io ho detto a luglio che la scuola sarebbe stata un disastro e mi pare che purtroppo le mie previsioni siano state azzeccate. Avrei voluto sbagliarmi ma sulla scuola è stato fatto molto poco, molto di meno di quanto si è fatto per tutti gli altri settori. Trovo assurdo che oggi noi abbiamo introdotto il Green pass sui luoghi di lavoro, il che è un'ottima cosa che ci sia, e per quanto riguarda gli studenti, almeno di quelli vaccinabili, non si è fatto nulla. Si è ragionato su una raccomandazione per i ragazzi tra i 12 e i 15 anni, ma l'obbligo poteva essere uno strumento per tornare a scuola in sicurezza. Non solo. Anche per altre questioni, dalle classi pollaio ad eventuali sistemi di areazione per ridurre i contagi, si è fatto poco, ed anche a livello legislativo per evitare che intere classi finissero in quarantena. Fondamentalmente ogni caso dovrebbe essere valutato a sé, bisognerebbe vedere chi è positivo, se è vaccinato e quale è la carica virale. Non che tout court, se c'è un positivo, per 15 giorni tutti vanno in isolamento, perché questo è un modo sbagliato di ragionare. Poteva andar bene così un anno fa, ma oggi no. Credo che siamo uno dei Paesi europei con la più alta percentuale di vaccinati eppure uno di quelli che sta ricorrendo di più alla Dad. Se il buongiorno si vede dal mattino, e a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico già varie classi sono in quarantena, inevitabilmente qualcuno dovrà tirare delle conclusioni e forse fare un passo indietro. Io credo che abbia lavorato meglio, e me ne assumo la responsabilità, la ministra Azzolina rispetto a Bianchi perché almeno c'era un'idea. Certo, alcune scelte sono state opinabili, come quella del banco a rotelle, ma almeno aveva un'idea. Qui si è andati avanti in maniera confusa e disorientata e i risultati mi sembrano evidenti. La situazione oggi con i vaccini è paradossalmente simile a quella che avevamo nel 2020. Se tra un mese ci troveremo ad avere la maggioranza delle classi in Dad sarà un fallimento della politica della scuola".

Secondo lei c'è il rischio di una chiusura generalizzata della scuola prima di Natale?

"Se arrivasse una chiusura generalizzata delle scuole prima di Natale l'unica cosa da fare sarebbe cambiare la testa di chi c'era. Sarebbe un fallimento totale, come è stato quello della struttura commissariale sui vaccini, dovuto all'incapacità di utilizzare gli strumenti che quest'anno abbiamo a disposizione. Questo è paradossale. Non voglio neanche pensarci ad uno scenario del genere".

A proposito di strumenti a disposizione, in questi giorni si parla molto dei test salivari…

"Sicuramente i test salivari possono aiutare, però non dimentichiamoci che sono di due tipi: gli antigenici o rapidi e i molecolari. Quest'ultimi sono praticamente identici al tampone molecolare, mentre i primi hanno una sensibilità che viaggia tra il 50 e il 60%. Ciò significa che in un caso su due danno un responso che non è attendibile. È un po' come tirare la monetina. Per cui attenzione anche a dire che i test salivari rapidi sono la soluzione a tutti i nostri problemi perché troppe volte ho visto mettere sullo stesso piatto della bilancia vaccini e test salivari. Non è così. Io credo che non sia corretto dire che i test rapidi possano sostituire i vaccini. Mi sembra una grande stupidaggine".

Lei quindi è d'accordo con l'estensione del Green pass anche gli studenti?

"Forse il Green pass per gli studenti è la prima cosa a cui si sarebbe dovuto pensare, almeno per quelli vaccinabili. Soprattutto alle superiori avrebbe potuto aiutare, per rendere le scuole più sicure. Per altro, se tutti hanno il Green pass e qualcuno no, è evidente che quest'ultimo sarà l'unico ad andare in Dad in caso di problemi".

Secondo lei l'estensione del Green pass a tutti i lavoratori è un provvedimento propedeutico ad un obbligo generale?

"Il Green pass ai lavoratori mi sembra che duri fino al 31 dicembre, dunque è una misura temporanea per affrontare il prossimo autunno/inverno, anche perché noi abbiamo da soffrire cinque o sei mesi. È questo che la gente deve capire: se noi riusciamo a passare indenni i prossimi mesi, vale a dire col 90% della popolazione vaccinata e pochi contagi speriamo in forma lieve, dalla prossima primavera potremo tornare a vivere senza alcun restrizione, come nella vita pre-Covid. Se avessimo avuto una maggiore propensione alla vaccinazione nei mesi estivi sono sicuro che non sarebbe mai stato introdotto il Green pass. Gli inglesi, che tanto portiamo ad esempio, hanno il 92% della popolazione vaccinata, per questo non hanno adottato la Certificazione verde. Non serve. Noi abbiamo cominciato a parlare di Green pass quando avevamo il 60% degli italiani vaccinati, quindi 4 su 10 non lo erano. Il Green pass è una risposta dello stato al fatto che la gente non si vaccina, volendo ridurre di molto il rischio incentivando la campagna di vaccinazione".

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