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Avrebbe costretto i dipendenti a restituire parte dello stipendio: architetto ai domiciliari

Avrebbe costretto i suoi dipendenti a restituire buona parte della busta paga: con l’accusa di estorsione e autoriciclaggio, un architetto di 53 anni è stato posto agli arresti domiciliari. In seguito alle indagini, gli sono stati sequestrati circa 170mila euro, proventi secondo gli inquirenti delle estorsioni iniziate nel 2011.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe costretto i dipendenti a restituire in contanti una parte del loro stipendio. Per questo motivo l'amministratore pro tempore di una società di Santa Caterina Villarmosa è stato costretto agli arresti domiciliari secondo quanto disposto dal gip del tribunale di Caltanissetta con l'accusa di estorsione. Una storia di estrema gravità se confermata in seguito alle indagini condotte dalle forze dell'ordine, L'architetto dovrà rispondere anche di autoriciclaggio. Secondo le forze dell'ordine, avrebbe messo in piedi un sistema per costituire fondi in nero derivati dagli stipendi restituiti dai dipendenti. I lavoratori, sempre secondo l'indagine, erano vittime di vessazioni e sudditanza psicologica. Il denaro estorto sarebbe stato reinvestito per "esigenze dettate dall'esercizio dell'attività di impresa".

L'architetto di 53 anni è stato posto agli arresti domiciliari e a lui sono stati sequestrati circa 173mila euro, considerati l'equivalente delle somme ottenute attraverso il presunto  sistema di estorsione ai danni dei dipendenti. Anche le società riconducibili all'indagato sarebbero state perquisite sul territorio di Palermo e a Mede, in provincia di Pavia.

L'uomo accumulava le somme di denaro restituite dal personale dal 2011 per poi reimpiegarlo in operazioni riguardanti la gestione dell'azienda. Secondo le Fiamme Gialle, l'uomo avrebbe ottenuto parte della busta paga indietro dietro minaccia di licenziamento nei confronti dei suoi dipendenti. La paura di perdere il lavoro aveva portato i lavoratori ad accettare il terribile compromesso. Dieci anni di estorsioni, secondo le indagini, che sono finiti con il sequestro di più di 170mila euro. Il 53enne ora dovrà rispondere di estorsione e autoriciclaggio. L'uomo avrebbe richiesto ai suoi dipendenti una buona parte della busta paga percepita in contanti.

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