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Avezzano, insulti alla compagna di classe: “Straniera di m…, perché non ti hanno lapidata?”

Una ragazza oggi 25enne di Avezzano è stata condannata a 10 mesi di reclusione per aver picchiato e insultato una sua ex compagna di classe di origine pakistana. L’accusa per lei è di odio razziale: “Perché non ti hanno lapidata in Pakistan? Pakistana di m… puzzi di cipolla. Adesso che fai che non c’è la preside, straniera di m…?”.
A cura di Ida Artiaco
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È stata condannata a 10 mesi di reclusione per aver picchiato e denigrato una sua compagna di classe, originaria del Pakistan. È successo ad una ragazza di Avezzano, accusata di odio razziale. La decisione è stata presa dal giudice del tribunale della cittadina abruzzese, Marianna Minotti, come riporta Marsicalive. I fatti si sarebbero svolti nel 2012 al culmine di una discussione a scuola, quando l'avrebbe colpita con calci e pugni e offesa per il suo paese di provenienza. L'imputata, oggi 25enne, secondo l'accusa avrebbe pronunciato pesanti frasi xenofobe all'altra studentessa: "Perché non ti hanno lapidata in Pakistan? Pakistana di m… puzzi di cipolla. Adesso che fai che non c’è la preside, straniera di m…?".

Tuttavia, seppur i fatti contestati risalgono a circa 5 anni fa, gli insulti e le aggressioni ai danni della ragazza pakistana, ma da tempo residente in città, sarebbero cominciate prima. Alcuni degli episodi erano avvenuti alle scuole superiori. La giovane, assistita dagli avvocati Mario Flammini e Franco Colucci, usciva un ragazzo quando, secondo la sua testimonianza, le amiche di una comitiva, alcune delle quali frequentavano la sua scuola, cominciarono a maltrattarla, sputandole in faccia e tirandole i capelli. Da quell'episodio erano poi passati diversi anni, ma ogni volta che lei incontrava la ragazza imputata veniva ingiuriata con frasi come: "pakistana di m…, puzzi di cipolla perché non ti lavi". L'episodio clou si sarebbe svolto il 26 maggio 2012 nei pressi del bar della stazione ferroviaria, dopo che la giovane, che è stata poi condannata dal tribunale, era già stata sospesa dalla preside in seguito al comportamento denunciato dalla sua vittima. "Perché non ti hanno lapidata in Pakistan, t…, lo sai che sei una figlia di t…", ha continuato.

Una pattuglia dei vigili urbani passata nelle vicinanze si era fermata e aveva chiamato l’ambulanza. La giovane aggredita era stata portata al pronto soccorso. Poi ha deciso di lasciare i corsi mattutini per seguire quelli serali. Il caso era finito davanti al giudice di pace, ma vista la contestazione dell'odio razziale, nel 2014 gli atti sono stati trasmessi alla Procura, finendo all'attenzione anche del Parlamento italiano. Il pubblico ministero onorario, Cinzia Simonetti, nel corso dell’udienza di ieri ha chiesto un anno di reclusione, ma il giudice ha infine condannato l'accusata a 10 mesi.

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