48 CONDIVISIONI

Amitav Ghosh: “Davanti i cambiamenti climatici c’è chi si muove come uno zombie, dobbiamo svegliarli”

Nel corso di un documentario sui cambiamenti climatici in Bangladesh Martino Mazzonis e Angelo Loy hanno incontrato lo scrittore Amitav Ghosh, lo scrittore originario del paese asiatico che si è occupato nella sua attività saggistica a lungo di questi temi.
A cura di Redazione
48 CONDIVISIONI
Un’isola sul fiume Meghna nei pressi di Barisal, le piene del fiume, sempre più frequenti e imponenti stanno erodendo le sponde a ritmi mai visti
Un’isola sul fiume Meghna nei pressi di Barisal, le piene del fiume, sempre più frequenti e imponenti stanno erodendo le sponde a ritmi mai visti

Di Martino Mazzonis e Angelo Loy

Nel suo ultimo “The Nutmeg Course” (La maledizione della noce moscata) Amitav Ghosh trova le origini della crisi climatica nel violento sfruttamento della vita umana e dell'ambiente naturale da parte del colonialismo occidentale. Proveniente da una famiglia originaria del Bangladesh e cresciuto a Calcutta, Ghosh racconta di come l’idea che la natura sia un luogo che produce merci da raccogliere e sfruttare in maniera massiccia cresca nel rapporto coloniale tra Occidente, Africa e Asia. Il libro uscito lo scorso anno (La maledizione della noce moscata uscirà nell'autunno 2022 per Neri Pozza) e per questo, quando abbiamo cominciato a lavorare a “Gli Spaesati”, documentario sugli effetti del cambiamento climatico in Bangladesh, paese che ne subisce gli effetti devastanti già da diversi anni, abbiamo pensato a lui.

"Il cambiamento climatico è la cosa più grande che sia mai capitata alla specie umana. Dovrei chiudere gli occhi se non dovessi scriverne.  – racconta lo scrittore indiano – Nel senso più elementare del termine, la dinamica che sta alla base del cambiamento climatico deriva da un modello di economia estrattiva, che ha iniziato a imporsi a partire dal XVI e XVII secolo con il colonialismo. Il mio libro parte dalla storia della noce moscata che un tempo cresceva solo sulle isole Molucche: per appropriarsene, gli olandesi sterminarono la popolazione di quelle isole. C’era una merce con un ampio mercato e l’hanno presa. È il tipo di atteggiamento avuto dal colonialismo prima e da quel che è venuto dopo, l’uso dell’ambiente come di una merce. I risultati sono sotto i nostri occhi".

Lo scrittore indiano insiste sull’idea che per invertire la tendenza dovremmo smetterla di vivere su questo pianeta come se fossimo in un supermercato dove la merce è anche gratis, si passa, si prende quel che serve, si butta quel che non ci piace. Non è un discorso sulla “decrescita felice” ma la necessità di fare uno sforzo per trovare un equilibrio tra quel che consumiamo e quel che la natura è in grado di riprodurre. La preoccupazione di Ghosh sta anche nel mancato rispetto degli impegni presi nelle conferenze internazionali (“le risorse promesse per i paesi in difficoltà e senza risorse non sono arrivate”) e per la guerra: gli eserciti sono una fonte di inquinamento devastante e gli effetti materiali di quanto succede in Ucraina (inflazione, energia, potenziale crisi alimentare) distoglie l’attenzione da quella che dovrebbe essere la nostra principale preoccupazione.

Immagine

Il Bangladesh è un esempio estremo?

Nel Subcontinente indiano siamo abituati a tutti i tipi di sconvolgimenti ambientali, ma questi si stanno moltiplicando e intensificando. La novità è che il resto del mondo somiglia sempre più a quelle zone “estreme”. I Paesi poveri che sono i più danneggiati dal cambiamento climatico, ma se prendiamo l'Italia o gli Stati Uniti dovremmo aprire gli occhi. Oggi in Italia si verificano eventi estremi in maniera sempre più frequente. Pensate a tutte le alluvioni che avete visto, alla siccità e alle ondate di calore. In Sicilia hanno preso a coltivare frutta tropicale e in Puglia gli uliveti secolari stanno soccombendo alle malattie. Recentemente si sono verificate delle alluvioni in Germania e ho visto un filmato di una donna che diceva: "Siamo tedeschi, non ci aspettiamo che una cosa del genere avvenga in Germania, ma che avvenga altrove, in qualche paese lontano". Invece il problema è ovunque. Non ci si può nascondere.

Contea di Sunamganj, le risaie di questa famiglia di contadini si sono allagate due mesi prima della stagione delle piogge, il loro raccolto è andato perduto (
Contea di Sunamganj, le risaie di questa famiglia di contadini si sono allagate due mesi prima della stagione delle piogge, il loro raccolto è andato perduto (

E invece capita un po’ il contrario…

Molto spesso. Qui negli Stati Uniti le due città in più rapida crescita sono anche tra le più vulnerabili. Phoenix, in Arizona, è una città afflitta da continue ondate di calore, dove è possibile vivere solo grazie all'aria condizionata. Immaginate se in Arizona si verificasse una grave interruzione di corrente come è successo in Texas nel 2021 a causa degli incendi – a loro volta un fenomeno intensificatosi con il cambiamento climatico. Allo stesso modo, a Miami, il mare si sta alzando, ci sono alluvioni anche in giornate di sole. Eppure la gente si trasferisce lì. Sono persone che si muovono come zombie, ragionano con un paradigma del passato, mentre dovrebbero cominciare a cambiare modo di ragionare su come organizzare le loro vite e sul rapporto tra noi e l’ambiente. Hanno davvero bisogno di aprire gli occhi. Tutti noi dobbiamo aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda.

In Bangladesh è tutto più rapido e visibile. E tra l’altro la situazione di quel paese ci racconta anche di un futuro fatto di grandi spostamenti di persone se non invertiremo la tendenza.

Si dà il caso che il Bangladesh sia uno dei più grandi paesaggi estuariali del mondo, un terzo del si trova a un metro dal livello del mare. E con l'innalzamento del livello del mare così rapido, è ovviamente in pericolo critico. Ma si dimentica anche che le regioni deltizie di tutto il mondo stanno sprofondando a una velocità quattro volte superiore a quella dell'innalzamento del livello del mare. È uno dei problemi della regione di Venezia. È un problema per il delta del Nilo. Per il fiume Chao Praya in Thailandia, per Giacarta e per questo l’Indonesia ha deciso di spostare la capitale. Il Bangladesh non è solo una vittima. Il Bangladesh è stato molto all'avanguardia soprattutto nella diffusione del messaggio sul cambiamento climatico, è un vero leader nella sua mitigazione, nell'adozione di misure per informare le persone e per proteggere la costa. La seconda cosa che va ricordata è che questa regione è molto popolata, è una delle regioni più densamente popolate del mondo. Si sente sempre parlare delle nazioni del Pacifico e di quanto siano minacciate dall'innalzamento del livello del mare. L'intera Tuvalu, che è una delle nazioni del Pacifico più minacciate, ospita 2000 persone. In Bangladesh, un'isola che è stata quasi tutta sommersa, l'isola di Bola, ha costretto a fuggire 500 mila persone

Questa intervista è stata raccolta durante le riprese de “Gli Spaesati”, documentario che andrà in onda lunedì 11 luglio alle 23.15 su Rai Tre (e poi in lingua originale con sottotitoli su RaiPlay). Gli Spaesati è una delle puntate de “Il Fattore umano”, in onda questa estate sul canale Rai.

48 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views