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Alberto Trentini chiama i genitori, terza volta in 11 mesi di carcere in Venezuela: “Grazie a chi mi è vicino”

Alberto Trentini ha chiamato casa. Lo ha resto noto la famiglia del cooperante veneto detenuto in Venezuela. È la terza telefonata in quasi 11 mesi di detenzione. Il 46enne ha raccomandato ai genitori di prendersi cura di loro e ha assicurato di essere forte. Ha voluto ringraziare tutte le persone che gli sono state vicine in questi mesi.
A cura di Eleonora Panseri
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Alberto Trentini ha chiamato casa. Lo ha resto noto la famiglia del cooperante veneto detenuto in Venezuela: è la terza telefonata in quasi 11 mesi di detenzione.

Il 46enne ha raccomandato ai genitori di prendersi cura di loro e ha assicurato di essere forte. Ha voluto ringraziare tutte le persone che gli sono state vicine in questi mesi e ha ribadito il suo affetto per i suoi cari, assistiti dall'avvocata Alessandra Ballerini.

"Questa telefonata, che segue la visita in carcere dell'ambasciatore italiano e l'arrivo a Roma di una delegazione Venezuelana, apre spiragli di speranza. E in questi 327 giorni la nostra fede non è mai venuta meno. Grazie a chi sta lavorando al nostro fianco per la liberazione di Alberto", ha detto la legale della famiglia Trentini.

Poche settimane fa, infatti, l'ambasciatore italiano in Venezuela Giovanni Umberto De Vito ha incontrato Trentini. La notizia era stata confermata anche dal ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani.

Il titolare della Farnesina in quell'occasione aveva precisato che Trentini era "in buone condizioni, anche se un po' dimagrito".

La visita ha rappresentato un momento importante: per mesi la famiglia e le autorità italiane hanno avuto pochissime informazioni sul cooperante, la cui situazione è rimasta a lungo avvolta nell'incertezza.

Al momento dell'arresto Trentini era impegnato in progetti di solidarietà nel Paese sudamericano, dove operava con un’organizzazione umanitaria. Era stato fermato durante un viaggio di lavoro da Caracas a Guasdualito, nel nord-ovest del Paese.

Di lui si erano perse le tracce per giorni, finché le autorità venezuelane non avevano confermato il suo arresto, con accuse che non sono mai state pubblicamente chiarite. La famiglia aveva appreso la notizia la sera del 15 novembre scorso.

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