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Affetto da grave depressione, va a morire in Svizzera: la procura indaga per istigazione al suicidio

L’uomo, ingegnere residente ad Albavilla, in provincia di Como, era da anni affetto da una grave forma di depressione. La procura ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio e sta vagliando la posizione di un amico del professionista, il quale avrebbe accompagnato l’ingegnere a prendere il treno che lo avrebbe portato nella clinica svizzera dove poi sarebbe morto.
A cura di Charlotte Matteini
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Un ingegnere di Albavilla, in provincia di Como, ha deciso di andare a morire in una clinica svizzera richiedendo il suicidio assistito. Secondo quanto riporta il quotidiano La Provincia di Como, diversamente dal caso di Dj Fabo – il ragazzo divenuto tetraplegico e cieco in seguito a un grave incidente stradale accompagnato in Svizzera dall'esponente radicale Marco Cappato, l'uomo non era affetto da alcuna patologia incurabile, ma soffriva da anni di una grave forma di depressione. Appresa la circostanza, la procura di Como ha deciso di aprire un'inchiesta sulla morte dell'ingegnere comasco, ipotizzando l'accusa di istigazione al suicidio. All'esame del pubblico ministero e dei carabinieri titolari del caso ci sarebbe il ruolo di un amico dell'uomo che, secondo gli inquirenti, lo avrebbe accompagnato alla stazione di Chiasso, da dove poi l'ingegnere risulta essere partito per la clinica svizzera dove sarebbe poi morto. In una lettera inviata spontaneamente ai servizi sociali, l'ingegnere avrebbe dichiarato le proprie intenzioni già da tempo, spiegando il disagio patito a causa della grave depressione con cui era costretto a convivere da molto tempo.

Secondo ulteriori indiscrezioni, la Procura di Como è intenzionata ad avviare una rogatoria presso l'Autorità elvetica per accertare quali siano i requisiti necessari per poter accedere al suicidio assistito. Molto probabilmente verranno acquisite anche le cartelle cliniche dell'ingegnere di Albavilla. L'articolo 115 del Codice penale elvetico prevede che "chiunque per motivi egoistici istiga qualcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria". Questo reato però non si configura se "la persona che desidera morire prende ed esprime liberamente la decisione di suicidarsi e questa decisione sia ben ponderata e costante".

Il fascicolo di cui è titolare il pm Valentina Mondoví è allo stato contro ignoti. Sarà necessario capire se l'amico che ha accompagnato l'ingegnere a Chiasso, dove l'uomo ha preso un treno per Zurigo, avesse la consapevolezza dell'intenzione del professionista di andare in clinica a togliersi la vita.

Istigazione al suicidio, cosa prevede la legge italiana

Secondo l'articolo 580 del codice penale, si configura il reato di istigazione al suicidio quando un soggetto "determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima. Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio".

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