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Morto Andrea G. Pinketts, tra romanzi e vita addio al “cannibale” che scoprì il mostro di Foligno

Si è spento a 57 anni nella sua Milano Andrea G. Pinketts. Da tempo malato di tumore, col suo sigaro e bicchiere di birra, è stato a lungo il simbolo di quella “gioventù cannibale” di scrittori venuti fuori a metà anni Novanta. Fu anche un grande giornalista d’inchiesta: si infiltrò nella setta de I bambini di Satana e indicò alla polizia Luigi Chiatti, il mostro di Foligno.
A cura di Redazione Cultura
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Bevitore e fumatore incallito, ci ha lasciato in una nube densa che somiglia molto a quella del suo sigaro, Andrea G. Pinketts, morto oggi a Milano all'età di 57 anni. Noto per i suoi romanzi gialli con protagonista il suo alter ego, il commissario Lazzaro Santandrea, Pinketts era stato un vero "personaggio" oltre i libri. Dalla tv trash al giornalismo investigativo. Famose le sue incursioni al Maurizio Costanzo Show, dove divenne famoso per il grande pubblico. Ma non solo.

L'animo della "gioventù cannibale" di cui aveva fatto parte, grazie alla famosa antologia Einaudi che a metà dei Novanta, creò dal nulla una generazione di scrittori italiani che poi avrebbero avuto grande successo, come Niccolò Ammaniti, lo portò anche su altre strade che mescolavano di continuo vita e letteratura. E giornalismo.

All'inizio degli anni Novanta, Pinketts realizzò delle indagini sui traffici illeciti della malavita sulla costa Adriatica, facendo arrestare dai carabinieri oltre cento camorristi. Qualche anno dopo, nel 1996, si infiltrò nella famigerata setta de I bambini di Satana, testimoniando al processo contro il capo Dimitri. Ciliegina sulla torta da investigatore nella realtà, oltre che nei romanzi, fu Pinketts a suggerire alla polizia il profilo di Luigi Chiatti, il famoso mostro di Foligno.

“Fuggevole turchese”, “Il dente del pregiudizio”, “Il senso della frase”, ”Io, non io, neanche lui”, “Il vizio dell’agnello”, “Nonostante Clizia”, “L’ultimo dei neuroni”, produzione letteraria di Andrea G. Pinketts è stata enorme. Al suo centro ha sempre avuto Milano, la città da bere che si è bevuta tutto. Ci lascia per un tumore e ci mancherà. Per fortuna restano i suoi libri.

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