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Opinioni

Aeroporti chiusi ai migranti dalla Germania: Salvini ci sta prendendo in giro (di nuovo)

Il caso della “chiusura degli aeroporti” ai migranti riportati in Italia dalla Germania: quanto c’è di vero, cosa dicono leggi e regolamenti e cosa ci dobbiamo aspettare per le prossime settimane. Con una sola grande domanda: all’orizzonte si profila un nuovo caso di “gestione salviniana”, con tanto di propaganda politica sulla pelle di qualche decina di migranti?
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Se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati, sappia che non c'è e non ci sarà nessun aeroporto disponibile. Chiudiamo gli aeroporti come abbiamo chiuso i porti”. Con queste parole, il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva replicato a indiscrezioni, pubblicate da La Repubblica, secondo cui la Germania si starebbe preparando ad aumentare il numero di migranti riportati in Italia tramite voli charter.

La questione è molto più complessa, malgrado le semplificazioni giornalistiche di questi ultimi giorni. Perché esistono i rimpatri dalla Germania (e non solo) verso l’Italia ed esistono i cosiddetti migranti “dublinanti”. Di cosa stiamo parlando? Cominciamo col dire che la definizione “dublinanti” è piuttosto vaga e spesso sovrapposta ad altre condizioni individuali e status giuridici. Al centro della discussione di questi giorni vi sono quei migranti che hanno fatto richiesta di protezione internazionale (anche) in un paese diverso da quello di primo approdo, l’Italia nel caso specifico. Dunque, “sono chiamati dublinanti i richiedenti protezione internazionale che vengono rinviati allo Stato in cui hanno chiesto la protezione internazionale, a seguito di una richiesta per ottenere analogo riconoscimento in uno Stato diverso da quello in cui è stato richiesto la prima volta”.

È la questione dei secondary movements, al centro di una lunga battaglia politica negli ultimi vertici europei. Il Regolamento di Dublino II del 2003 (che ha sostituito la Convenzione di Dublino del 1990) definisce infatti i  criteri per i quali un unico Stato membro è competente e quindi incaricato di esaminare la domanda di asilo. L’articolo 13, in particolare, stabilisce che “il richiedente che ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale”. Una responsabilità che cessa solo se entro 12 mesi non sia stata presentata domanda di protezione internazionale, o se non sia stato possibile accertare le circostanze dell’ingresso illegale in uno degli Stati. Grazie al sistema EURODAC, nel quale sono raccolte le impronte digitali dei richiedenti l'asilo, è possibile capire se un migrante abbia già presentato una richiesta di protezione in uno Stato membro e, quindi, ricondurre la domanda al paese competente. Si stima che tra il 15% e 30% dei migranti si trovino in condizione di aver fatto più richieste di asilo in Paesi diversi e la Germania è lo Stato più attivo nel chiedere le "riammissioni" in altri Paesi.

Quello che Salvini finge di non sapere

Dopo la parziale smentita di Berlino (secondo cui “non ci sono voli in programma”), Salvini aveva poi corretto il tiro, commentando con un serafico “non mi pongo problemi che non esistono, se la Germania dice che i voli non esistono, allora neanche il problema esiste”. Quello che Salvini finge di non sapere è che i trasferimenti in Italia dei dublinanti avvengono regolarmente. Anche, anzi soprattutto, da quando è lui al Viminale. E anche, anzi soprattutto, dalla Germania. 

Non esistendo un accordo quadro fra gli Stati, c’è una prassi consolidata di rapporti bilaterali fra gli Stati. Come spiega Ansa, ad esempio, la prassi fra Italia e Germania “prevede che i tedeschi possano rimandare nel nostro Paese, ogni mese, un gruppo di massimo 50 dublinanti su due aerei; in tutto il 2018, però, la media di quelli rimandati in Italia è di 25 persone. I migranti vengono imbarcati su piccoli aerei che i tedeschi chiamano ‘dedicati' sui quali sale, oltre agli stranieri, il personale delle forze di polizia”.

La ricostruzione fatta da Alessandra Ziniti su Repubblica aggiunge qualche dettaglio ulteriore sui numeri: nel 2017 sono in tutto state eseguite 5197 riammissioni in Italia, di cui 982 dalla Francia, 1004 dalla Germania e 1562 dall’Austria; le riammissioni programmate nei mesi del governo Conte sono su numeri molto più elevati (circa 5mila in 5 mesi), anche se risultano solo 5 voli eseguiti. Non c’è ragione di credere che le riammissioni si sarebbero interrotte nelle prossime settimane e diverse fonti giornalistiche parlando di voli già programmati. Insomma, Salvini o no, Germania, Francia e Austria in particolare, stanno continuando a rimandare in Italia i migranti che hanno già fatto domanda di asilo politico nel nostro Paese.

Da dove nasce tutta questa confusione? Probabilmente il caso parte dalla volontà della Germania di accelerare sulle riammissioni, nell’ottica di ostacolare con forza i secondary movements. Da mesi si parla della possibilità che Berlino e Roma trovino un accordo in tal senso, come già fatto da Germania, Grecia e Spagna, che hanno stretto un patto per i respingimenti secondari, che si basa anche sull’ottenimento più rapido di ricongiungimenti familiari per i migranti ora nelle strutture di accoglienza spagnole e greche. L’Italia, però, non ha mai raggiunto un accordo di questo tipo e le trattative sono in alto mare.

Quindi, possiamo chiudere gli aeroporti?

No. O meglio, non potremmo. Lo spiega bene AGI in questo Fact Checking realizzato dal gruppo Pagella Politica:

Da un punto di vista degli accordi internazionali, l’Italia non può opporsi ai rimpatri dei migranti che fanno parte dei cosiddetti “movimenti secondari”. Come definisce l’articolo 18 del Regolamento di Dublino, lo Stato membro competente ha degli obblighi precisi, tra cui la presa in carico di chi, una volta arrivato in quello Stato e ha fatto domanda d’asilo, si è poi allontanato.

[…] Come per la chiusura dei porti uno Stato può cercare di impedire attraverso scelte politiche precise l’esecuzione di questi rimpatri. Senza l’accordo e la collaborazione di tutte le parti in causa, questa scelta però comporterebbe lunghe dispute e controversie giuridiche

Insomma, tutto lascia pensare che ci si possa trovare nuovamente di fronte a un nuovo caso di "gestione salviniana". Ovvero scelte politiche di dubbia legittimità giuridica volte semplicemente a scatenare un dibattito confuso e confusionario da utilizzare a fini di propaganda politica.

E proprio in queste ore, infatti, sempre Repubblica rivela come il Viminale abbia "bloccato" dei voli previsti per i prossimi giorni, spiegando che "la programmazione di questi voli non è frutto di accordi politici sottoscritti dall'attuale governo". Come volevasi dimostrare, dunque, si prepara la nuova campagna salviniana…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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