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Vantaggiato resta in cella, il Riesame conferma aggravante per terrorismo

Respinto il ricorso dell’avvocato del killer di Brindisi, Giovanni Vantaggiato resta dunque in carcere per l’attentato durante il quale morì Melissa Bassi e su di lui grava ancora la finalità terroristica.
A cura di Susanna Picone
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Respinto il ricorso dell’avvocato del killer di Brindisi, Giovanni Vantaggiato resta dunque in carcere per l’attentato durante il quale morì Melissa Bassi e su di lui grava ancora la finalità terroristica.

I giudici del tribunale del riesame di Lecce hanno respinto il ricorso che Franco Orlando, l’avvocato di Giovanni Vantaggiato, aveva presentato per chiedere l’esclusione dell’aggravante della finalità terroristica dall’imputazione. Al suo assistito, reo confesso dell’attentato di Brindisi in cui è morta la giovane Melissa Bassi, non saranno concesse misure cautelari diverse dal carcere, dallo scorso 6 giugno l’imprenditore 68enne di Copertino è rinchiuso in isolamento nel carcere di Lecce. La competenza resta dunque alla procura distrettuale di Lecce guidata da Cataldo Motta: solo se il ricorso del legale di Vantaggiato fosse stato accolto, infatti, l’eliminazione dell’aggravante della finalità di terrorismo avrebbe comportato lo spostamento alla procura di Brindisi.

Il commento del legale di Vantaggiato – “Il tribunale del riesame ha depositato solo il dispositivo attendiamo le motivazioni e poi vedremo, adesso ogni tipo di commento risulta fuori luogo”, così l’avvocato Orlando il quale ha precisato il senso della sua richiesta: “È un fatto procedurale che non sposta nulla rispetto al reato, anche agli effetti sanzionatori, è un discorso di equità sostanziale nella celebrazione del processo. Brindisi è il giudice naturale”. Per il legale del killer di Melissa, una volta chiarito il quadro non ci sarà alcuna circostanza che possa far desumere finalità terroristiche alla condotta. Se erano state chieste attenuazioni della misura cautelare, infine, è per le “condizioni psico fisiche” di Giovanni Vantaggiato: “Non avevo chiesto i domiciliari – dice Orlando – la mia era una richiesta aperta ai giudici del tribunale della libertà, affinché valutassero un’attenuazione della misura, adeguandola alle condizioni di salute del mio assistito”.

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