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Opinioni

“Tanto perdiamo”: la resa del cerchio magico affonda Berlusconi

La rottura con Raffaele Fitto e il “no” alle alleanze con Ncd piombano sulle elezioni regionali in Calabria e Campania, mentre a Roma il clima è da smobilitazione. Il Patto del Nazareno suscita sospetti e veleni. E la voce di una candidatura a premier di Caldoro è un boomerang….
A cura di Carlo Tarallo
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“Tanto perdiamo”: è questa la sintesi del clima che si respira all’interno di Forza Italia. E’ questa la risposta che arriva a chi cerca lumi riguardo all’ipotesi, fatta veicolare questa mattina su alcuni quotidiani dal “cerchio magico” di Arcore, di una candidatura a premier per il centrodestra dell’attuale presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Una prospettiva, quella di Caldoro sfidante di Matteo Renzi, rilanciata con sprezzo del pericolo proprio nel giorno in cui il governatore uscente deve fare i conti con il coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Napoli sull’America’s Cup. “Tanto perdiamo”: in queste due parole c’è anche la spiegazione della infuocata polemica che ieri, a Palazzo Grazioli, nel corso dell’ufficio di presidenza di Forza Italia, ha visto protagonisti Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto.

Dopo D’Anna tocca a Fitto beccarsi il “vaffa” di Berlusconi – I nervi del Caro Leader non sono più quelli di una volta, e dopo il famoso “vaffa” al senatore campano Vincenzo D’Anna è stato Fitto a provocare la sfuriata di Berlusconi, costretto poi alle scuse per aver tirato in ballo il padre dell’ex leader dei “lealisti”, scomparso quando l’eurodeputato pugliese aveva appena 18 anni. Non è bastata evidentemente a rilassare Berlusconi la festa di compleanno organizzata ad Arcore lunedì scorso da Francesca Pascale. Anzi: le indiscrezioni e i resoconti dei giornali hanno provocato ulteriore nervosismo in un ambiente che in tanti definiscono “ipocrita e avvelenato”. Mentre Fitto conduce la sua battaglia, infatti, la mattinata a Roma, tra uffici e stanze “azzurre”, è stata secondo fonti attendibili all’insegna della “somma ipocrisia”.

Se in pubblico il ritornello è “Raffaele ha esagerato”, in privato i commenti solidali con Fitto sono la stragrande maggioranza. L’accordo totale tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che vede come garante Denis Verdini, non regge più. I sondaggi segnalano un partito in continuo calo di consensi, e la rassegnazione a diventare poco più di uno “sparring partner” del Pd alle prossime elezioni contribuisce al clima da smobilitazione.

Il patto tra Verdini e il cerchio magico scatena sospetti e veleni – Il patto tra Denis Verdini e il cerchio magico Toti-Rossi-Pascale, prima acerrimi avversari e poi, da giugno scorso, alleati di ferro, suscita sospetti e commenti al vetriolo tra gli azzurri più smaliziati, compreso quello di una "resa incondizionata" al Pd e della ricerca di un candidato ideale per perdere le elezioni. Cosa sarà successo per far cambiare idea ai fedelissimi del Cavaliere, per lunghi mesi protagonisti di un durissimo braccio di ferro nei confronti del “toscanaccio” e ora completamente allineati alla strategia pro-Matteo di Verdini? E’ solo uno dei misteri che caratterizzano questo lungo crepuscolo del berlusconismo.

La certezza è una sola: Berlusconi ha rinunciato all’idea di poter competere per vincere alle elezioni. E se quelle politiche sono ancora lontane, i primi riflessi negativi si avranno, salvo imprevisti, sulle regionali. Campania e Calabria, dopo lo strappo con Fitto, sono assolutamente a rischio: qui Raffaele gode di un bacino elettorale di quasi 300mila voti. E il “no” alle alleanze con il Nuovo Centro Destra, ribadito ieri da Berlusconi, finisce per incidere pesantemente proprio in queste due regioni, dove il peso dei centristi è maggiore che nelle altre zone d’Italia.

I “fittiani” e Ncd determinanti in Campania e Calabria – Non è un caso che i “fittiani” stiano già da tempo preparando liste e movimenti che possano allearsi con il Partito Democratico, anticipando le mosse di Verdini; non è un caso se in Campania, qui dove si gioca la credibilità “politica” di Francesca Pascale, che ha deciso in prima persona gli organigrammi del partito in strettissima collaborazione con Luigi Cesaro e dove c’è in sella l’ultimo governatore “forzista” d’Italia, si giocherà in primavera la partita decisiva per il futuro stesso di un partito che rischia di diventare l’alleato di minoranza della Lega Nord.

E non è un caso se le voci su una possibile candidatura a premier di Caldoro, già fatte circolare nelle scorse settimane a Napoli per convincere i più scettici ad accettare di candidarsi con “Stefano”, abbiano ora bisogno di un rilievo sui media nazionali per poter apparire più credibili. Col rischio che il “tanto perdiamo” diventi lo slogan giusto per gli “azzurri” delusi che stanno già bussando, da tempo, alle porte del Pd…

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