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Sequestrati a Ginevra reperti e rarità archeologiche di inestimabile valore

Il bottino di Ginevra è stato presentato ieri a Roma, nel quartiere di Trastevere, al reparto operativo per la Tutela del Patrimonio Culturale. Si tratta di straordinari reperti archeologici, sequestrati a un trafficante italiano, provenienti da scavi clandestini effettuati in Etruria Meridionale, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Veri e propri tesori risalenti ad età etrusca ed ellenistica. L’archeologo Stefano Alessandrini spiega a Fanpage: “Questo recupero è eccezionale, non solo per il numero dei reperti, ma per la rarità straordinaria di alcuni gruppi di oggetti. Penso in particolare ai moltissimi frammenti di lastre etrusche dipinte che decoravano templi e abitazioni aristocratiche”.
A cura di Silvia Buffo
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L'archeologo Stefano Alessandrini con i tesori ritrovati, risalgono al IV sec a.C
L'archeologo Stefano Alessandrini con i tesori ritrovati, risalgono al IV sec a.C

A Roma nella sede del Reparto Operativo dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, nel quartiere di Trastevere, sono stati presentati straordinari reperti archeologici provenienti da scavi clandestini effettuati in Etruria Meridionale, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Il recupero dei tesori di età etrusca ed alessandrina è frutto di lunghe indagini, attraverso le quali la Procura della Repubblica di Roma ha proposto una rogatoria internazionale presso l’Autorità Giudiziaria svizzera. Esaminando la documentazione sequestrata ad un trafficante italiano, che svolgeva la sua attività criminale nel Meridione, e le informazioni sull’attività di Robin Symes, il più grande trafficante inglese, gli inquirenti hanno scoperto all’interno di alcuni magazzini del Porto Franco di Ginevra un vero e proprio tesoro di opere d’arte antica.

Ritrovate 45 casse contenenti moltissimi reperti archeologici durante le perquisizioni, avvenute a Porto Franco e coordinate dall’Autorità Giudiziaria di Ginevra e alla presenza dei Carabinieri del Reparto Operativo TPC. L’operazione è stata battezzata “Antiche Dimore”. In Svizzera i reperti erano pronti per essere restaurati, e dopo la “creazione” di una falsa provenienza lecita, dovevano essere venduti in Inghilterra, Giappone, e soprattutto negli Stati Uniti.

La Procura della Repubblica di Roma emetteva il provvedimento di confisca dei beni sequestrati presso il Porto Franco: la Magistratura di Ginevra determinava la restituzione dei beni all’Italia. Questa sinergia tra Italia e Svizzera è il miglior deterrente contro i trafficanti d’arte: la Confederazione Elvetica non è più un luogo sicuro in cui nascondere i beni sottratti al nostro Patrimonio Culturale.

Stefano Alessandrini, consulente del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo descrive a Fanpage gli oggetti rientrati in Italia, occupandosi anche dell’Avvocatura di Stato per le trattative volte al recupero delle opere d’arte antica sottratte al nostro Paese:

Questo recupero è eccezionale, non solo per il numero dei reperti, ma per la rarità straordinaria di alcuni gruppi di oggetti. Penso in particolare ai moltissimi frammenti di lastre etrusche dipinte che decoravano templi e abitazioni aristocratiche. Provengono sicuramente da Cerveteri, un sito terribilmente colpito dai saccheggi dai tombaroli. Pensate che prima di questo recupero si conoscevano pochissimi esempi di queste lastre, e quasi tutte in musei stranieri, come il Louvre e il British Museum. Inoltre abbiamo alcune lastre in pietra dipinte, probabilmente dalla zona di Paestum, e molti frammenti di affreschi romani. Ci sono sculture e frammenti di sarcofago in marmo, anche di ottima fattura. Dulcis in fundo, ammiriamo i grandi vasi, crateri ed anfore, dipinti con bellissime scene e decorazioni molto complesse, provenienti dal saccheggio delle necropoli pugliesi. Venivano prodotti mentre Alessandro Magno creava il suo dominio. Sarà meraviglioso vedere tutte queste opere restaurate e finalmente esposte al pubblico.

La battaglia per il recupero dei nostri tesori non è ancora finita, e per combatterla è necessaria una grande sinergia tra le istituzioni nazionali ed internazionali che difendono il Patrimonio Culturale dell’umanità.

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