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I super-ricchi del mondo hanno 21mila miliardi di dollari nei paradisi fiscali

È questa la cifra dei depositi e degli investimenti finanziari nei paradisi fiscali calcolata dall’organizzazione anti evasione Tax Justice Network. Quasi la metà di quei soldi sono in mano a poco più di 91mila persone.
A cura di Antonio Palma
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Oltre 21mila miliardi di dollari nei paradisi fiscali

L'abitudine dei superricchi di depositare gran parte dei guadagni nei paradisi fiscali in giro per il modo è cosa ormai nota da tempo, ma pochi hanno pensato a fare i calcolo totale dell'ammontare dei depositi che questi signori mettono al sicuro da tasse e gabelle togliendolo alla collettività.  Ci hanno pensato ora gli attivisti dell’organizzazione britannica anti evasione Tax Justice Network, da anni impegnata nella lotta contro gli evasori perché ritenuti una delle cause della povertà e della diseguaglianza nel Mondo. Dallo studio della Tjn dal titolo “The price of off-shore” è venuto fuori che un piccolo gruppo di superricchi ha depositato un cifra pari a circa 21mila miliardi di dollari americani, l'equivalente del Pil di due potenze economiche mondiali messe assieme, Usa e Giappone. Una cifra da capogiro calcolata solo sui depositi bancari e gli investimenti finanziari e senza contare le proprietà mobiliari e immobiliari come yacht di lusso e ville faraoniche che avrebbero fatto lievitare ancora ulteriormente la cifra.

Le istituzioni internazionali spesso tollerano le evasioni fiscali – Ma anche tra i super ricchi c'è differenza visto che di quei 21mila miliardi  che appartengono a poco più di 10 milioni di persone, quasi la metà è in mano a soli 91mila persone. Neanche un euro di questi va in tasse ricordano i ricercatori della Tjn che hanno provato a calcolare una tassazione del 30% su un guadagno minimo del 3% di quei soldi, scoprendo che il ricavato, circa 180 miliardi, è pari al doppio di quello che i paesi dell’Ocse destinano agli aiuti per lo sviluppo. Certo c'è da dire che molti di quei soldi depositati nei conti off shore sono frutto di operazioni di riciclaggio della criminalità organizzata o del terrorismo o in genere di attività illecite che, complici banche e istituti finanziari senza scrupoli, difficilmente verranno mai a galla. Eppure questi dati sono già in possesso della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e dell’Onu che però spesso tollerano questi comportamenti che in tempo di crisi sono ancora più odiosi agli occhi dei cittadini onesti.

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