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Lo Stato chiede alla polizia di andare a caccia di nigeriani

Il Viminale ha inviato un telegramma alle Questure: dal 26 gennaio al 18 febbraio le autorità devono privilegiare “mirati servizi finalizzati al rintraccio” di nigeriani in “posizione irregolare”, per i quali sono riservati novantacinque posti nei Cie di Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta. Una sorta di provvedimento di esplusione collettiva su base razziale, con il rischio di rastrellamenti.
A cura di Claudia Torrisi
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Giovedì scorso con un telegramma inviato alle Questure di Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta, il direttore centrale dell'immigrazione e della della polizia delle frontiere del Viminale, Giovanni Pinto, ha dato precise istruzioni sul come procedere in questi giorni nell'attività di "contrasto all'immigrazione clandestina". Secondo il documento, dal 26 gennaio al 18 febbraio le autorità devono privilegiare "mirati servizi finalizzati al rintraccio" di "sedicenti cittadini nigeriani" in "posizione irregolare", per i quali sono riservati novantacinque posti nei Centri di detenzione ed espulsione di Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta: quarantacinque per gli uomini e cinquanta per le donne. Le disponibilità, si legge nel telegramma, serviranno per "procedere d’intesa con l’ambasciata della Repubblica Federale della Nigeria, alle audizioni ai fini identificativi", che si terranno nei Cie. Poi si procederà ai rimapatri.

Quella che viene richiesta dal documento è una precedenza assoluta per i migranti nigeriani: se nei centri mancano i posti, infatti, la lettera chiede che questi vengano resi "disponibili anche mediante eventuali dimissioni anticipate", qualora "praticabile nell'immediato e senza eccezione alcuna", "sino a esaurimento delle aliquote assegnate". Sostanzialmente è una sorta di provvedimento di espulsione collettiva sulla base della nazionalità, bypassando la valutazione della situazione personale di ogni migrante – e di fatto la legge.

Posto che, tra l'altro, il messaggio del Viminale non specifica le modalità di questi "mirati servizi finalizzati al rintraccio", quella che potrebbe verificarsi è una sorta di "caccia al nigeriano", con rastrellamenti e controlli a tappeto tra i migranti neri – di qualunque provenienza questi siano.

A che serve una direttiva del genere? Secondo Filippo Miraglia, vicepresidente Nazionale ARCI, tra i primi a diffondere il documento, innanzitutto a dimostrare che "l'accordo con la Nigeria è utile e funziona", e poi a corroborare il piano del ministro dell'Interno Marco Minniti sull'utilizzo dei Cie: si mostra, in altre parole, che i centri non solo funzionano e ci servono, ma che bisogna aprirne altri.

"Si tratta infatti di una azione di espulsione collettiva, vietata dalla legge, fatta sulla base della nazionalità, quindi discriminatoria, a prescindere, come direbbe Totó, dalle condizioni delle singole persone. Rintracciare sul territorio 95 persone provenienti dalla Nigeria che sono in posizione irregolare, quindi uomini e donne dalle pelle nera che non girano con un cartello con scritto ‘nigeriano irregolare in attesa di espulsione', vuol dire procedere a veri e propri rastrellamenti", ha commentato Miraglia.

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