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La proposta del Pd: “Aboliamo l’ergastolo”

“L’abolizione dell’ergastolo è un fatto di civiltà giuridica”: così il responsabile Giustizia del Partito Democratico motiva la proposta presentata in queste ore.
A cura di Redazione
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Una doppia proposta di legge per abolire l'istituto dell'ergastolo e rivedere quello della custodia cautelare in carcere. È questo l'obiettivo della proposta presentata oggi dal capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati Roberto Speranza e dal responsabile Giustizia del partito Danilo Di Leva. Una scelta che risponde alla duplice esigenza di affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri e di segnare un passo in avanti sul versante della "civiltà giuridica del nostro Paese".

Una "battaglia", per usare la definizione dello stesso Speranza, che il Pd intende portare avanti ben sapendo quali siano le difficoltà che ogni progetto di riforma della giustizia può incontrare, dal momento che "in Italia si è parlato di riforma della giustizia pensando all'impunità di una sola persona". L'abolizione dell'ergastolo è infatti, continua Di Leva, "una vera e propria condanna a morte pagata a rate e noi abbiamo il dovere di dare piena attuazione all'articolo 27 della Costituzione (Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, ndr)".

Ovviamente si tratterebbe in ogni caso di un provvedimento controverso, anche se non mancano le prime reazioni positive, come quella che Stefano Anastasia, Presidente onorario dell'associazione Antigone e ricercatore di filosofia e sociologia del diritto, affida alle pagine del suo blog su HuffingtonPost:

È un particolare tipo di allucinazione, questa che spinge molti autorevoli commentatori a dare per chiusa la questione etica e giuridica dell'ergastolo in nome della sua (supposta) non applicazione. È una allucinazione che colpisce tipicamente i giuristi (ma che può essere condivisa anche dai profani che si dilettano con la materia): il codice dice che l'ergastolano può essere ammesso alla liberazione condizionale dopo aver scontato ventisei anni di pena, e dunque così è. […] La realtà invece ci dice di un universo in continua e incessante crescita. Nell'ultimo ventennio gli ergastolani si sono moltiplicati per quattro: erano 408 nel 1992, sono diventati 990 nel 2002 e poi 1581 il 31 dicembre del 2013. Se il complesso della popolazione detenuta avesse seguito lo stesso trend in questi vent'anni, oggi avremmo altri centomila detenuti oltre la capienza massima delle nostre carceri.

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