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Opinioni

Il Pd e la cena dei cretini

Dopo aver creato improvvidamente un clima da de profundis, il Pd, ancora una volta, invita gli italiani alla sua “cena dei cretini”…
A cura di williamgalt
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Il Pd, ancora una volta, invita gli italiani alla sua “cena dei cretini”, un po' come accedeva ai personaggi del celebre film francese (Le dîner de cons), dove un gruppo di cinici borghesi invitava al proprio tavolo un “cretino” scelto a caso tra la gente divertendosi a sfotterlo durante tutta la durata della cena per il solo gusto di farlo. Ed è da cretini che il partito del premier vuole trattarci invitandoci alla cena del governatore siciliano Crocetta, dove l'ormai evidente scivolone mediatico non è riuscito nell'intento di far dimettere il Presidente pur avendolo fortemente indebolito e sulla quale dichiarazioni “eccessivamente affrettate” hanno creato un imbarazzo senza precedenti nelle istituzioni.

Un fuoco che s'era acceso e poi spento grazie al pronto intervento delle procure ma che ha rimesso in discussione la tenuta di governo regionale, che s'era appena rinsaldata dopo le feroci polemiche dovute alle dimissioni di Lucia Borsellino. Polemiche che s'erano quietate, almeno apparentemente, con l'ingresso in giunta del deputato alcamese Baldo Gucciardi su proposta, questa inaspettata, del governatore siciliano. Un'iniziativa presumibilmente non gradita agli ambienti siculo-romani del partito, ormai pronti all'assalto definitivo della diligenza e che ha provocato nuove tensioni emerse poi, nella “triste” giornata del 16 luglio scorso.

E a queste tensioni, i commensali, cercano di dare motivazioni che neppure il cretino dei cretini riuscirebbe ad accettare. In poche parole, dopo aver creato improvvidamente un clima da de profundis, si prova a “normalizzare” la questione facendo spallucce con motivazioni del tipo: “vabbè ormai il casino è stato creato, dobbiamo rimediare con le dimissioni”. Dimissioni che, chiarita “l'innocenza” sui fatti raccontati da l'Espresso, a questo punto diventerebbero incomprensibili per i siciliani, alla luce anche della nomina di Gucciardi in giunta. Ingresso accompagnato tra l'altro, come da tradizione, da una lunga sequela di dichiarazioni positive e di sostegno di buona parte della maggioranza del Pd siciliano, che adesso, secondo la linea imposta da Roma, dovrebbe smentire.

Ma se il clima poi non fosse già abbastanza surriscaldato, ecco che ieri pomeriggio l'assessore Linda Vancheri, espressione politica di confindustria sicilia, ha presentato le sue di dimissioni, motivate e concordate dicono da questioni personali e cioè andrà a lavorare a Roma sempre in confindustria. Evento, ennesimo, che ha generato confusione, ancora, per la sua tempestività. Intanto domani, Crocetta, parlerà all'aula di Palazzo dei Normanni, dove proverà a mantenere la leadership siciliana. L'ultima volta.

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Io sono William, William Galt per dirla alla James Bond, sono un essere umano semplice. Incapace di far intraprendere un percorso sinergico a fatti e azioni, di portare a termine tutte le idee che continuamente nascono nella mia mente, di cominciare qualcosa e poi portarla a conclusione. Per questo ho deciso di appuntare ciò che mi accadeva in una sorta di diario. E’ così che mi ritrovai a rileggere la quantità di storie che avevo da raccontare senza rendermene conto. Di quanto io sia palermitano da non riuscirne più a scindere la mia esistenza dalla palermitaneità. Chi è William Galt? Anzi, ma cu è William? A cu apparteni?!? quante volte me l’hanno chiesto! A Palermo l’appartenenza ad un “gruppo sociale” è fondamentale, ci sono quelli della via Libertà, quelli che fanno l’aperitivo rinforzato delle 18 ma solo in un determinato locale, quelli che usano solo Moncler, quelli del mocassino senza “quasietta”, io invece sono uno qualunque. Non ho appartenenza. Sono figlio delle situazioni, non ho certezza neppure della mia identità. Sono Palermitano, di quelli che si lamentano sempre solo perché ci provano gusto. D’altronde è detto comune in Sicilia: “vo stare buono, lamentati!” Ed io voglio stare “buono”, di questo invece ne sono sicuro. A lamentarmi sono diventato proprio bravo, talmente bravo da non capire se realmente una cosa non mi piace o lo sto facendo per sentirmi parte di qualcosa, di un momento o appunto di una situazione. E’ per questo che non prendo mai l’autobus ma mi occupo dei mezzi pubblici, non sono iscritto ad alcun partito però mi ritengo un saccente uomo di politica, non frequento i circoli perché li ritengo poco quadrati. Sono molto ambizioso e credo nella scalata sociale, specialmente con la vita degli altri, la pretendo proprio. Gli altri debbono impegnarsi per tutti noi che non c’abbiamo tempo da perdere. William è un operatore intellettuale della classe operaia, cioè un povero ignorante. Assume lo pseudonimo da Luigi Natoli, suo mito inarrivabile e fonte di ispirazione. Uno degli ultimi veri siciliani che “hanno voluto stare buono”. Sono povero da almeno tre generazioni e con un futuro ben assestato dietro le spalle, disoccupato di lungo corso, appunto le mie giornate in queste pagine come un diario personale. Sono l’uomo che riassume il pensiero informatico popolare. Un classico “national populist man”. Se fossi famoso, almeno quanto Pistarino, graviterei su tutti i talk show nazionali, figurando persino peggio di Salvini. Amo le serie tv e mi fingo nerd guardando i cartoni animati e comprando decine di stupidi gadget. Ascolto musica italiana con particolare dedizione per Lucio Dalla e Franco Battiato. Ho pochi amici, alcuni anche buoni, non so disegnare, amo gli autoscatti e mi esprimo spesso in dialetto palermitano. Vivo da fiero ed “impegnato” disoccupato ed ho deciso di raccontarvi persone e storie della mia vita.
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