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Riforma del Lavoro, Renzi agli oppositori nel PD: “Cascate male”

Il Presidente del Consiglio, in partenza per gli Stati Uniti, ha risposto duramente a chi lo ha criticato: “Io mantengo le promesse, con me cascate male”.
A cura di Redazione
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AGGIORNAMENTO – Dopo l'apertura dei sindacati a una discussione sul tema della Riforma del Lavoro Matteo Renzi, in partenza per gli Stati Uniti, dove interverrà all'assemblea dell'Onu, ha lanciato un avvertimento ai dirigenti del PD critici: "Vado avanti e mantengo le promesse. Nel mio partito c'è chi pensa che dopo il 40,8% alle europee si possa continuare con un ‘facite ammuina' per cui non cambia niente e Renzi fa la foglia di fico: sono cascati male, ho preso questi voti per cambiare l'Italia davvero".

Dopo che la lettera di ieri del Presidente del Consiglio sembrava indicare la volontà del Governo di adottare la linea della fermezza e della chiusura rispetto alle proteste e alle rivendicazioni dei sindacati e di parte dell'opposizione parlamentare, a riaprire parzialmente il dialogo sulla riforma del lavoro (ricordiamo che è in discussione la "seconda gamba" del Jobs Act, la legge delega sugli ammortizzatori sociali) è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. In una intervista a Repubblica, Poletti spiega come "la legge delega non è un provvedimento blindato" e apre alla possibilità di modifiche. A due sostanziali condizioni: "Le eventuali modifiche non dovranno stravolgere l'impianto della delega presentata dal governo ed avere il consenso della maggioranza […] Renzi poi è stato molto chiaro: se i tempi di approvazione della delega dovessero dilatarsi il governo è pronto a ricorrere al decreto".

Insomma, una mezza apertura, che potrebbe consentire una discussione più serena proprio sul nodo più delicato della proposta dell'esecutivo: l'emendamento che inserisce nell'ordinamento il contratto a tutele crescenti. Una proposta che, così com'è, ha provocato le ire dei Sindacati, soprattutto perché sembra il definitivo superamento dell'articolo 18. A tal riguardo Poletti spiega: "Solo un impianto ideologico può far pensare che tutto dipenda dall'art.18, (il cui superamento, ndr) toglierebbe un alibi alle imprese. Ma questo non vuol dire che produca automaticamente effetti sull'occupazione". Infine una stoccata alle parti sociali e alla "vecchia" classe dirigente: "Non credo che si possa paragonare Renzi a Margaret Thatcher. […] Forse tutta la classe dirigente italiana dovrebbe domandarsi perché siamo finiti in questa situazione. Nessuno può pensare di non portare una parte della responsabilità".

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