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Decreto sviluppo: il governo porrà la questione di fiducia

L’esecutivo ha deciso di porre la questione di fiducia sul maxiemendamento al decreto sviluppo. La votazione dovrebbe tenersi domani, giorno in cui è prevista anche la verifica sulla maggioranza a Palazzo Madama.
A cura di Alfonso Biondi
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Maggioranza di governo

Il governo, attraverso il ministro Elio Vito, ha trasmesso alla Camera il maxiemendamento al decreto sviluppo, preannunciato che verrà posta la questione di fiducia. L'aula è stata messa al corrente della decisione dell'esecutivo dal presidente di turno Rosy Bindi. La seduta è stata quindi sospesa fino alle ore 12:30 ed è stato convocato l'Ufficio di presidenza che avrà il compito di vagliare l'ammissibilità del nuovo testo.  Il voto di fiducia dovrebbe tenersi domani, giorno in cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si troverà al Senato per la verifica parlamentare sulla maggioranza chiesta da Giorgio Napolitano a seguito della nomina di 9 nuovi sottosegretari.

Dal testo approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze sono stati eliminati alcuni emendamenti. Tra questi gli emendamenti Pagano-Goifis riguardanti i precari della scuola, l'emendamento che imponeva una tassa sulla Tav in favore del servizio universale, l'emendamento sull'utilizzo dei fondi Fas per le assunzioni al Sud, l'emendamento sulla responsabilità dei giudici tributari per gli accertamenti esecutivi.

Vibranti proteste sono arrivate da Gianfranco Conte, presidente della commissione Finanze della Camera: "Il Parlamento – ha detto- esiste o non esiste. Non può essere il Presidente della Repubblica a decidere cosa entra o non entra in un provvedimento. Il Parlamento deve essere tutelato". Conte ce l'ha col Quirinale perché dal Quirinale sarebbe partita la spinta di chiedere lo stralcio delle norme precedentemente approvate dalle commissioni. Il parlamentare del Popolo della Libertà ha anche annunciato che scriverà una lettera al Capo dello Stato.

Proteste anche delle opposizioni. Letizia Bosco e Ilaria Persi, responsabili della scuola dell'Italia dei Valori, hanno espresso tutto il proprio disappunto in una nota congiunta. Le due citano l'articolo 9 del decreto, al comma 18, il quale "prevede l'esclusione della scuola dall'applicazione della direttiva comunitaria che stabilisce l'obbligo di stabilizzare chi ha effettuato almeno tre anni di servizio".

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