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“Caro Generale Gasparri, sono un carabiniere fiero di essere gay”

Il fratello del politico, vice comandante alla Scuola Ufficiali dei carabinieri, aveva suggerito agli allievi di non fare coming out. Ma l’appuntato della Guardia di Finanza Marcello Strati gli ha scritto una lettera di risposta: «Le sue affermazioni ci riportano indietro di decenni».
A cura di Biagio Chiariello
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Caro Generale Gasparri, sono un carabiniere fiero di essere gay

«Caro Generale, eccomi qua, Appuntato Scelto della Guardia di Finanza Strati Marcello in servizio nel Corpo da 26 anni, attualmente a Como, al Gruppo di Ponte Chiasso, fiero di appartenere alle Fiamme Gialle. Servo il mio Paese con onestà e senso del dovere. Ah, dimenticavo, sono omosessuale». Inizia così la lettera dell’appuntato Marcello Strati, al Generale di Corpo d'Armata Clemente Gasparri, fratello dell'ex ministro Maurizio, che qualche giorno dalle colonne del Fatto Quotidiano fa aveva dichiarato che «ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, come un graduato della Guardia di Finanza, non è pertinente allo status di Carabiniere».

Il Generale Gasparri aveva concluso il suo "sapiente" intervento con queste parole: «L’Arma è come un treno in corsa, i passeggeri sono vincolati, prima di scendere, alla responsabilità di lasciare pulito il posto occupato. Gli ufficiali del Ruolo Speciale che fanno il ricorso, i giovani ufficiali dell’applicativo che fanno istanze per avvicinarsi alla famiglia, gli omosessuali che ostentano la loro condizione, sono in sintesi tutti passeggeri sciagurati dell’antico treno, potenzialmente responsabili della sporcizia o del deragliamento».

Le parole del fratello di Gasparri hanno restituito attualità ad una questione che già nel recente passato ha fatto discutere: la discriminazione dei gay in uniforme. A differenza degli USA dove il problema è stato affrontato dal presidente Barack Obama attraverso la cancellazione della legge «Don’t Ask Don’t Tell» che vietava ai militari di dichiarare la propria omosessualità, in Italia non c’è alcuna norma in tal senso. Strati comunque non ci ha pensato su due volte a rispondere per le rime a Gasparri e, impugnato carta e penna, gli ha scritto.

Il vicecomandante dei Carabinieri, Clemente Gasparri
Il vicecomandante dei Carabinieri, Clemente Gasparri

Strati fa sapere di non aver mai nascosto quella che il Generale definisce una «vergogna». Io «sono gay su Facebook e su Twitter, sono gay davanti ai miei amici e ai miei colleghi». «In caserma -continua Strati- sanno di me da circa 12 anni e, Le sembrerà strano, ma pare che ai colleghi e soprattutto ai miei Superiori gerarchici non interessi proprio nulla del mio orientamento sessuale». Strati si dice impressionato di leggere queste cose nell'«anno del Signore 2012», a maggior ragione se pronunciate «da una delle più importanti Istituzione della nostra Repubblica, l’Arma dei Carabinieri». E conclude: «Le sue affermazioni ci riportano indietro di decenni».

Questa il testo della lettera completo su Certidiritti:

Buongiorno, Generale.

Chi le scrive si sente direttamente chiamato in causa dalle sue esternazioni alla Scuola Ufficiali dei Carabinieri  di Roma.

Ma andiamo al dunque,

non so se sono io il “graduato” della Guardia di Finanza a cui si riferisce nel suo discorso che ha “ammesso” (come se si trattasse di una colpa) di essere gay.  Forse si o forse no, chissà. In ogni caso, caro Generale, eccomi qua, Appuntato Scelto della Guardia di Finanza Strati Marcello in servizio nel Corpo da 26 anni, attualmente a Como, al Gruppo di Ponte Chiasso, fiero di appartenere alle Fiamme Gialle. Servo il mio Paese con onestà e senso del dovere. Ah, dimenticavo, sono omosessuale.

Si, come Lei accenna, sono gay su Facebook e su Twetter, sono gay davanti ai miei amici e ai miei colleghi. Ho “ammesso” questa vergogna (perché Lei, Generale, sembra considerarla tale)  già da parecchio tempo. In caserma sanno di me da circa 12 anni e, Le sembrerà strano, ma pare che ai colleghi e soprattutto ai miei Superiori gerarchici non interessi proprio nulla del mio orientamento sessuale. E’ per questo che nell’anno del Signore 2012 mi ha fatto  impressione leggere certe affermazioni da parte del Vice Comandante di una delle più importanti Istituzione della nostra Repubblica, l’Arma dei Carabinieri.

Cosa vuol dire, come dice in un passaggio del suo discorso,  che “ammettere di essere gay non è pertinente allo status di Carabiniere”?    Io non vado in giro con un cartello appeso al collo con su scritto “omosessuale” ne quando mi presento dico “piacere, sono l’App.Sc  Strati e sono gay”. Io cerco di essere quello che sono davanti a tutti senza dovermi più nascondere e comportandomi con naturalezza, cercando di dimostrare ai colleghi che non c’è nulla di male nell’essere gay, che la vita sessuale di ciascun militare non condiziona in alcun modo l’attività operativa.

Le sue affermazioni ci riportano indietro di decenni. Il suo “consiglio” (e noi militari sappiamo benissimo cosa significa questo termine quando proviene da un Superiore) a non palesare il proprio orientamento sessuale è un macigno che cade in testa a quei militari che magari dopo tanta  fatica e sofferenza interiore avevano deciso di uscire alla luce del sole. Di essere e di vivere finalmente la loro vera natura senza dover più fingere di essere quello che non sono. Sperando di essere giudicati  non per chi si portano a letto o per chi amano ma solo in quanto buoni militari.

Non so se la conosce, Generale, ma in Italia esiste una associazione a cui sono fiero di appartenere, Polis Aperta, che è composta da appartenenti gay e lesbiche di tutte le Forze dell’Ordine e Forze Armate, inclusa la sua, che vivono serenamente e apertamente la propria condizione di gay in un ambiente militare o militarmente organizzato. Ci conosciamo tutti e siamo sparsi per la Penisola. Provi a conoscerci, Generale, provi a parlare con un suo militare gay e vedrà che si troverà di fronte ad un Carabiniere come tutti gli altri, con gli stessi pregi e gli stessi difetti. Non impedisca ad un suo militare di amare. Nessuno dovrebbe vergognarsi di quello che è.  Io non sono fiero di essere gay, così come non sarei fiero di essere etero. Io sono fiero di essere quello che sono. Punto.

Non so se la Sua posizione sia condivisa dal Comandante Generale dell’Arma ma spero vivamente di no.

Appuntato Scelto Marcello Strati

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