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Cannabis legale, al via la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare

Prende le mosse dalla campagna “Legalizziamo!”, promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni e sostenuta da altre realtà. Prevede libertà di auto-coltivazione individuale o associata in “cannabis social club”, pratiche semplificate per la produzione commerciale, accesso più ampio alla cannabis terapeutica, distrubuzione delle entrate ad attività sociali e la depenalizzazione totale dell’uso personale delle sostanze.
A cura di Claudia Torrisi
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Cannabis colombia

Ieri è iniziata all'Onu la sessione speciale dell'Assemblea generale sulle droghe Ungass, che lavorerà a una risoluzione su nuove linee guida per la lotta alla diffusione delle sostanze stupefacenti. L'obiettivo dovrebbe essere  quello di discostarsi da un approccio repressivo, per puntare più sulla prevenzione. Il Forum Droghe definisce Ungass "il momento di più alto livello per valutare e discutere le politiche mondiali sulla droga, alla presenza dei capi di stato e di governo di tutti i paesi del mondo". Per di più, continua il sito, dopo diversi anni e fallimenti "molti leader politici e settori della società civile stanno mettendo in discussione" l'approccio "di pura repressione, che si è rivelato inefficace e pericoloso".

Praticamente in contemporanea con il meeting, nella giornata di oggi ha preso il via la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare per la "Regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis e suoi derivati". La proposta – che si dichiara "a sostegno dell’azione parlamentare dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis" – prende le mosse dalla campagna "Legalizziamo!", promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni – e sostenuta da Coalizione Italiana per le Libertà Civili e Democratiche – Cild, Forum Droghe, Antigone, La PianTiamo e decine di grow shop/canapai italiani.

"Abbiamo deciso di avviare la raccolta firme sulla legge popolare in concomitanza con la sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite – Ungass dedicata al tema delle droghe proprio per ribadire la necessità di interrompere l'immobilismo dell'Onu davanti al fallimento del proibizionismo e agli enormi danni prodotti dalla guerra alla droga sul piano sanitario, economico e giudiziario", spiegano Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani, e Filomena Gallo, dell'Associazione Luca Coscioni.

"Le opinioni degli italiani sulle leggi in materia di droghe leggere si sono evolute insieme alle leggi di molti Paesi", si legge sul sito della campagna, che riporta alcuni dati di un sondaggio Ipsos, secondo cui il 51% degli intervistati giudica le leggi che impediscono la diffusione e il consumo delle droghe leggere e dei derivati della cannabis "poco efficaci". Inoltre, "sono sempre più numerosi gli Stati che sperimentano strategie di depenalizzazione senza incontrare un aumento dei consumi, o che legalizzano la produzione e la vendita della cannabis per usi ricreativi oltre che terapeutici".

"I danni sociali, economici e giudiziari del proibizionismo sono sotto gli occhi di tutti. Le droghe illegali sono diventate il terzo business più redditizio al mondo, dopo il cibo e l’energia, interamente controllato da organizzazioni criminali", ha spiegato Magi, secondo cui "è provato infatti che anche il terrorismo si finanzia con i proventi del narcotraffico. Serve un cambio di passo radicale nelle politiche sulle droghe e la scelta antiproibizionista è l'unica ragionevole, fondata su basi scientifiche e riscuote il consenso dell'opinione pubblica. Secondo i dati della Direzione nazionale antimafia, un europeo su quattro ha fatto uso di droghe. Con questa legge di iniziativa popolare chiediamo ai consumatori di cannabis di fare ‘coming out' e mobilitarsi, ma lo chiediamo anche a tutti i cittadini italiani perché arrivi un segnale chiaro e forte al legislatore".

Cosa prevede la proposta

La legge all'articolo 1 definisce la liceità dell'uso di sostanze:

All’art. 72 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, recante: «Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza», e successive modificazioni, la rubrica è sostituita dalla seguente “Uso personale e uso terapeutico”.
2. Prima del comma 2 dell’art. 72 del decreto del
Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è inserito il seguente: “1. Salvo quanto previsto da specifiche disposizioni di legge, l’uso personale non terapeutico delle sostanze stupefacenti o psicotrope previste dall’articolo 14 non è sanzionabile penalmente né amministrativamente”.

La proposta di legge, spiega il sito "Legalizziamo!", "prevede, tra l’altro, la libertà di auto-coltivazione individuale o associata in "cannabis social club", pratiche semplificate per la produzione commerciale, il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica, l’allocazione delle entrate ad attività informative e sociali, una relazione annuale al Parlamento e la depenalizzazione totale dell’uso personale di tutte le sostanze proibite nonché la liberazione dei detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili".

Sono contenute alcune regole per quanto riguarda la coltivazione e la trasformazione della cannabis:

1. La coltivazione della cannabis con un contenuto di principio attivo delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) superiore allo 0,3%, nel caso di coltivazione all’aperto avviene nel rispetto dei princìpi dell’attività agricola biologica disciplinata dal regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, dal regolamento (CE) n. 889/2008 della Commissione, del 5 settembre 2008, e dal regolamento (UE) n. 271/2010 della Commissione, del 24 marzo 2010.
2. L’obbligo di coltivazione nel rispetto dei principi dell’attività agricoltura biologica non vige nel caso di coltivazione al chiuso e nel caso di coltivazione per uso personale.
3. La coltivazione, la trasformazione, il possesso e la vendita della cannabis sono regolamentate dalle disposizioni della presente legge nelle forme e alle condizioni ivi previste.

Come spiega FuoriLuogo, "per la coltivazione personale la competenza passa dai Monopoli all’assessorato all’Agricoltura regionale. Una modifica di competenza che è più significativa per quel che riguarda la produzione a fini commerciali: salta infatti il monopolio di Stato previsto dal testo dell’intergruppo, e viene invece introdotto un sistema di autorizzazioni, con il coinvolgimento dei Comuni per quanto riguarda la localizzazione dei locali per la vendita al dettaglio".

In ogni caso, all'articolo 3 è previsto che "qualsiasi persona maggiorenne può coltivare liberamente in forma individuale, senza bisogno di autorizzazione, sino a 5 piante femmina di cannabis. Il produttore può detenere le piante e il prodotto da esse ottenuto per uso personale. Il coltivatore non può svolgere con la cannabis così prodotta e detenuta e con i suoi derivati, attività di lucro". Nel caso "si intenda coltivare un numero di piante comprese tra 6 e 10 il coltivatore deve inviare la comunicazione prevista al successivo articolo 4".

Per quanto riguarda, invece, l'uso terapeutico l'articolo 9 contiene alcune disposizioni, tra cui quella che prevede che "il ministro della Salute può autorizzare enti, persone giuridiche private, istituti universitari e laboratori pubblici aventi fini istituzionali e di ricerca alla coltivazione di piante di cui al comma 1 per scopi scientifici, sperimentali, didattici, terapeutici o commerciali finalizzati alla produzione medicinale" e "promuove, d’intesa con l’Agenzia italiana del farmaco, la conoscenza e la diffusione di informazioni sull’impiego appropriato dei medicinali contenenti princìpi naturali o sintetici della pianta di cannabis"

Alcune norme, poi, sono dedicate al trattamento fiscale della cannabis, assimilata da questo punto di vista ai tabacchi. Le risorse derivanti dalla vendita vanno destiante per il 10% a finanziamenti di campagne informative e programmi terapeutici e riabilitativi, e per il resto suddiviso fra attività di previdenza sociale, assistenza sociale, riduzione delle imposte e incentivi all’occupazione, finanziamenti di investimenti produttivi e per la riduzione del debito pubblico.

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